POTENZA – Dopo un processo iniziato cinque anni e mezzo fa nessuna condanna e nessuna assoluzione. Si è, infatti, concluso con la prescrizione di tutti i reati il processo penale di primo grado relativo all’ammanco di 7,2 milioni di euro dal caveau dell’istituto di vigilanza “La Ronda” di Potenza, scoperto in seguito a un’ispezione della Banca d’Italia nel 2014. Gli inquirenti avevano ipotizzato l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita dell’ingente somma di denaro. A promuoverla, secondo l’accusa, erano stati Pier Giulio Petrone, l’allora titolare dell’istituto di vigilanza e Giovambattista Volini, legale rappresentante della società cooperativa “Sesamo” alla quale La Ronda per i periodi 2002-2003 e 2011-2012 aveva ceduto il servizio di raccolta, trasporto e custodia delle provviste monetarie di diversi istituti di credito.
Per loro l’intervenuta prescrizione dei reati contestati è arrivata nella serata di giovedì da parte del tribunale di Potenza, mentre le accuse nei confronti di quattro dipendenti dell’istituto di vigilanza, tra cui gli addetti al Caveau, erano state già dichiarate prescritte dagli stessi giudici nel settembre dello scorso anno. Il rinvio a giudizio degli imputati da parte dell’allora gup del tribunale di Potenza, Luigi Spina, risaliva al marzo del 2017. Secondo la ricostruzione dell’accusa, sulle cosiddette “riepilogative giornaliere”, ovvero sul report delle entrate ed uscite di denaro dal caveau dell’istituto di vigilanza, non venivano indicati e registrati i “prelievi indebiti”. Il documento sarebbe quindi stato compilato – avevano scritto all’epoca delle gli inquirenti – “in modo assolutamente non genuino e non veritiero così da far apparire all’esterno il regolare andamento della gestione, e dunque occultare i reali movimenti illeciti di denaro”. La cifra totale di 7,2 milioni di euro sarebbe sparita nel giro di circa dieci anni. Fatti sui quali il tribunale di Potenza, nonostante oltre cinque anni di udienze, non è riuscito ad entrare pienamente nel merito, arrivando a rilevare, prima nel settembre dello scorso anno e poi due giorni fa l’impossibilità di andare oltre per l’estinzione di tutti i reati contestati.