di Antonio Boccia*
E’ il momento di “internazionalizzare” la Basilicata. E’ un’opportunità ed una necessità. Quello che sta accadendo a Matera indica la strada da percorrere: un patrimonio regionale, messo a valore, da offrire all’attenzione del mondo per accrescere sviluppo ed occupazione qui da noi. Abbiamo altre “eccellenze” nei diversi settori, pregevoli presenze istituzionali e diverse esperienze fatte in tutti i campi che possono essere messe a servizio delP la comunità internazionale per conseguire il medesimo obiettivo. Penso, anche e principalmente , al patrimonio intellettuale e di conoscenze dei giovani laureati, diplomati e professionalizzati lucani che potremmo impiegare qui per servire il mondo anziché mandarli in giro fuori dei nostri confini. Insomma ci sono potenzialità che, messe a valore, possono far partire un itinerario di internazionallizazione della Basilicata. Questa possibilità è anche una necessità : o imbocchiamo questa strada o avremo un futuro di sopravvivenza. La Basilicata negli ultimi 20 anni ha perso 30.000 abitanti . Siamo 567.118. L’ISTAT prevede che nel 2038, a situazioni immutate, scenderemo a 538.000. Emigrano i giovani in cerca di lavoro o per lavoro e conseguentemente diminuiscono le nascite. Qui sta il nocciolo della questione. Prendiamo atto che il “sistema” lucano, in se stesso, non ha le condizioni per fermare l’emorraggia. La nostra Università laurea mediamente 900 studenti all’anno ( nell’ultimo triennio rispettivamente 901,862,891) più almeno altri 300 che si laureano in altre Università fa 1.200 giovani lucani laureati ogni anno. Il “sistema” lucano ne riesce ad assorbire un paio di centinaia. Gli altri o si adattano a svolgere in regione lavori non attinenti al titolo di studio o, comunque, lavoricchiano, spesso a nero o sottopagati o restano disoccupati oppure, circa un migliaio all’anno, vanno fuori in cerca di lavoro o per lavoro. Più o meno la stessa cosa avviene per i diplomati e ancor più per i licenziati dagli Istituti professionali. Dobbiamo misurarci con questa realtà. Per invertire la tendenza verso il depauperamento demografico bisogna risolvere il problema non supplicando o concedendo sussidi assistenzialistici ma favorendo ed incentivando la creazione di posti di lavoro aggiuntivi rispetto a quelli che può assicurare l’attuale “sistema” lucano. Certo qualcosa si può e si deve fare per potenziare l’esistente ( a cominciare dall’insediamento di altre industrie e dal miglioramento della infrastrutturazione) ma sono convinto che un percorso interessante da irrobustire sia quello di internazionalizzare la Basilicata. Lavorare qui e vendere altrove. Solo allargando i confini della nostra operatività e inserendoci in un contesto economico più esteso possiamo ampliare strutturalmente la dotazione di posti di lavoro del nostro “sistema”. Occorre una sorta di “NEW DEAL”, concentrando al massimo le risorse pubbliche e private disponibili verso un’unica direzione : investire nel settore “quaternario” per utilizzare la globalizzazione. Puntiamo ad essere una regione del terziario avanzato e mettiamo la preparazione dei nostri giovani e tutto il potenziale di istituzioni ed esperienze che possediamo a servizio del mondo. Abbiamo già qualche lodevole esempio validamente funzionante di società che tengono qui la direzione, il cervello, e vendono progetti, servizi, assistenza in tutti i campi in giro per il mondo. Dimostrano che le opportunità sono migliori e più a buon mercato per le nostre PMI che non per le grandi aziende del Nord. Gli investimenti minimi sono relativamente bassi, i ritorni sono mediamente veloci, le competenze necessarie sono riscontrabili tra i nostri giovani. Prendiamo esempio, facciamo sistema, aiutiamo i giovani a mettere su nuove imprese. Investiamo sulla new economy facendo nascere studi, società, cooperative, gruppi associati, call center, agenzie, iniziative di e-marketing legate al web, alle nuove tecnologie ed ai network, siti informatici e qualsiasi cosa, digitale e non, serva a creare lavoro qui vendendo beni e servizi in ogni campo in Italia ed all’estero. Si dovrebbe fare una legge regionale per erogare incentivi a giovani, singoli o associati, che mettono su iniziative in questo ambito, così da far emergere anche le loro idee e le loro proposte e da favorire la nascita di nuove imprese. Perché escludere che possa anche emergere un Bill Gates lucano? Tanto per fare qualche altro esempio che esplicitati ancor più il concetto : si dovrebbe fare una legge regionale per finanziare progetti, ricerche e sperimentazioni nei nostri Centri di eccellenza finalizzati ad obiettivi concreti concordati con realtà pubbliche e private internazionali. Bisognerebbe fare accordi con Paesi africani per offrire servizi formativi o di progettazione e realizzazione di captazione di acqua,di impianti irrigui e di opere di civiltà nelle campagne utilizzando le specifiche competenze maturate nel campo e portando lì, poi, anche le nostre imprese a realizzarle. E così per tutti i campi dove abbiamo fatto esperienze e maturato specifiche competenze ( dissesto idrogeologico, bonifiche e trasformazioni fondiarie, terremoti, ecc). E perché non far nascere una struttura in partnerchip con l’Università, le società petrolifere ed altri per lo studio e la ricerca intorno alla struttura terrestre. Insomma ne abbiamo di possibilità. L’internazionalizzazione è un’idea di direzione generale da riempire e sicuramente ce ne sono altre che possono servire ad arrestare il depauperamento demografico. Credo sarebbe utile per tutti se nella comunità regionale si discutesse prioritariamente di questi argomenti, cioè di come salvaguardare la “casa comune” e del nostro futuro possibile.
*Già presidente della Regione Basilicata