Casi Nicastro e Parisi, ok alla richiesta di costituzione di parte civile dei familiari: Asp e San Carlo saranno citati come responsabili civili

POTENZA – Il gup Lucio Setola ha accolto le richieste di costituzione di parte civile avanzate dai difensori dei familiari di Antonio Nicastro e Palmiro Parisi, i due potentini stroncati dal Covid nella primavera del 2020 dopo essere stati sottoposti in ritardo al tampone (questa l’ipotesi accusatoria), poi purtroppo risultato positivo. Per quanto riguarda il blogger potentino Antonio Nicastro, il gup ha accolto la richiesta avanzata dalla moglie Antonietta Natale (assistita dall’avvocato Giampiero Iudicello), dal figlio Valerio Nicastro (assistito dall’avvocato Danilo Leva) e dal fratello Gaetano Nicastro (assistito dall’avvocato Vincenzo Attademo). La richiesta delle parti civili è stata accolta per quanto riguarda le accuse di concorso in rifiuto in atti d’ufficio e responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario e respinta per quelle di faslità ideologica e materiale a vario titolo contestate (a presentare eccezioni sul punto sono stati gli avvocati Dino Donnoli per l’attuale dg facente funzione dell’Asp, Luigi D’Angola e Donatello Cimadomo per il direttore medico del San Carlo, Angela Pia Bellettieri).

Nella prossima udienza, fissata per il 25 novembre, si procederà inoltre alla citazione di Asp (compreso il Dipartimento Emergenza-Urgenza del 118) e l’azienda ospedaliera regionale San Carlo come responsabili civili. Sono dieci gli imputati per i quali la procura di Potenza ha chiesto il rinvio a giudizio. Nella gestione del caso Nicastro, secondo l’accusa, ci furono diverse negligenze sia da parte dell’Asp che dal pronto soccorso dell’ospedale San Carlo di Potenza. Tra gli imputati spiccano i nomi dell’attuale direttore generale facente funzione dell’Asp, Luigi D’Angola (all’epoca dei fatti direttore sanitario) e del direttore facente funzione dell’Unità Operativa Complessa di Igiene e Sanità Pubblica, Michele De Lisa, accusati di concorso in rifiuto in atti d’ufficio per non aver tempestivamente sottoposto al tampone Antonio Nicastro. Per quanto riguarda il caso Nicastro il punto centrale, per la procura, è da ricercare nel mancato ricovero il 13 marzo 2020, quando il 67enne si era recato al pronto soccorso su suggerimento della Guardia Medica: il dirigente medico del pronto soccorso in servizio quel giorno, Silvana Di Bello, è infatti accusata di responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario. L’accusa di rifiuto in atti d’ufficio riguarda anche Nicola Manno (difeso dall’avvocato Sergio Lapenna),dirigente dell’Uoc Igiene e Sanità Pubblica dell’Asp, incaricato di effettuare la valutazione clinica telefonica del paziente. Tra gli indagati per concorso in rifiuto in atti d’ufficio figurano anche tre infermiere, Carmelina Mazza (difesa dagli avvocati Domenico Laieta e Paolo Lorusso), Maria Tamburrino (difesa dall’avvocato Antonio Di Lena) e Maria Neve Gallo (difesa dall’avvocato Mariateresa Giuralarocca), tutte addette al centralino del servizio 118 di Potenza in occasione delle richieste telefoniche effettuate da Antonio Nicastro (per la posizione delle prime due) e Palmiro Parisi (per Gallo). Un secondo filone d’inchiesta riguarda tamponi effettuati “sotto mentite spoglie”. Il coordinatore della task force regionale, Michele Labianca e il direttore medico dell’ospedale San Carlo di Potenza, Angela Pia Bellettieri, sono accusati di falso in atto pubblico per essersi sottoposti al tampone in assenza di esigenze connesse a link epidemiologici per poi falsificare i propri nomi apposti sui moduli di richiesta del test anti-Covid per mascherare l’esecuzione dello stesso. Concorre nel reato anche la coordinatrice del reparto di Malattie Infettive, Pasqualina Sarli, accusata di aver offerto la propria collaborazione.