POTENZA – Dopo quasi 14 anni nella chiesa della Santissima Trinità di Potenza, nel cui sottotetto il 17 marzo del 2010 vennero ritrovati i resti di Elisa Claps, la sedicenne potentina uccisa il 12 settembre del 1993 da Danilo Restivo, è stata nuovamente celebrata una Santa Messa. Ad officiarla, nel giorno di commemorazione dei defunti, monsignor Salvatore Ligorio. Il vescovo della diocesi potentina che nelle scorse settimane ha rimesso il suo mandato a Papa Francesco per raggiunti limiti di età. E così, dopo la riapertura al culto dello scorso 24 agosto come luogo di preghiera silenzioso, la chiesa diventata il simbolo dei tanti misteri del caso Claps rimasti irrisolti torna a ospitare le funzioni religiose. A 30 anni di distanza dalla morte di Elisa.
Dopo il ritrovamento del cadavere di Elisa Claps nel 2010, la chiesa nel centro storico del capouogo lucano rimase sotto sequestro fino all’aprile del 2012. E poi venne chiusa fino alla scorsa estate per i lunghi lavori di ristrutturazione. Dal 24 agosto scorso, è stata aperta ogni giorno, per alcune ore, per la preghiera silenziosa. Come indicato da una lettera inviata alcune settimane prima dal Papa a monsignor Ligorio. Nella lettera il Pontefice aveva ribadito la necessità di avviare un percorso di ascolto e dialogo con la famiglia Claps.
Per Gildo Claps la messa celebrata nella chiesa della Trinità è una mancanza di rispetto
Percorso che nei fatti sembra però non essere mai stato avviato. Soprattutto a giudicare dalla replica di Gildo Claps. Il fratello di Elisa infatti ha parlato di assoluta mancanza di rispetto e di arroganza da parte del vescovo Ligorio. “In un momento in cui milioni di persone seguendo la fiction Rai – ha proseguito – hanno preso consapevolezza di quanto quella Chiesa sia irrimediabilmente macchiata dal sangue e dalle menzogne che tra quelle mura si sono consumate, anziché il silenzio, come aveva indicato Papa Francesco, la Curia potentina sceglie ancora una volta la rimozione di quanto accaduto. Una preghiera – conclude il fratello di Elisa – la rivolgo io a quanti entreranno ad ascoltare le funzioni religiose: fermatevi a leggere la targa che celebra le virtù di Don Mimi Sabia e respirate a fondo il messaggio ipocrita che risuona in quella Chiesa”.
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