Caso Ventre, spunta il video dell’ingresso in ospedale

SENISE – Quindici secondi che avvalorano la tesi da sempre sostenuta dai familiari, fotogrammi fondamentali per dare risposta ad alcuni dei tanti interrogativi ancora aperti in relazione alla vicenda di Luca Ventre, il 35enne originario di Senise morto il giorno di Capodanno dopo essersi introdotto nell’ambasciata italiana di Montevideo, in Uruguay. Nel filmato, pubblicato dal quotidiano on-line “Open”, diretto da Enrico Mentana, si vede entrare Luca in ospedale, trasportato su una sedie a rotelle da cinque agenti.

L’imprenditore di origini lucane non sembra però dare alcun segno di vita: nei primi secondi del video è seduto sulla sedia ma con il collo completamente all’indietro, poi sollevato da un agente prima dell’ingresso in ospedale. Luca Ventre, secondo i suoi familiari, è morto all’interno dell’ambasciata, molto probabilmente dopo essere stato bloccato da un agente di polizia con una morsa sul collo andata avanti per diversi minuti e risultata fatale.

Sulla vicenda, lo ricordiamo, sono in corso due inchieste: una aperta dalla magistratura uruguagia, la seconda dalla procura di Roma. E’ evidente che il luogo della morte, all’interno o all’esterno dell’ambasciata, sposta anche gli equilibri giudiziari della vicenda, a cominciare dal fronte della competenza “territoriale”. L’Uruguay non ha ancora dato il via libera al rientro della salma in Italia perchè intende effettuare ulteriori esami autoptici, mentre la procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio preterintenzionale. Nei giorni scorsi tra gli inquirenti italiani e uruguagi c’è stato un primo contatto in videoconferenza per fare il punto della situazione.

Di certo, sono molteplici i punti da chiarire, a cominciare dai reali motivi che hanno spinto il 35enne, la mattina del primo dell’anno, alle 7, a bussare all’ambasciata italiana per poi scavalcare la recinzione e venire bloccato dalla sicurezza. Luca Ventre aveva paura, temeva di essere spiato e seguito, voleva tornare al più presto in Italia, per quello si era presentato con una cartellina piena di documenti all’ambasciata. La famiglia, adesso, vuole sapere se a causare la sua morte sia stato il fermo, con metodi che dal video registrato dalle telecamere di videosorveglianza dell’ambasciata sembrano decisamente violenti ed eccessivi, effettuato dall’agente della polizia dell’Uruguay nella sede diplomatica italiana. Al rientro della salma in Italia, previsto per i prossimi giorni, dovrebbe essere effettuata una nuova autopsia. Per gli inquirenti di Montevideo, invece, l’ipotesi è quella che il 35enne imprenditore sia deceduto a causa di un mix tra la cocaina che avrebbe ripreso a consumare negli ultimi mesi e i farmaci che gli erano stati somministrati in pronto soccorso. Un puzzle con tante tessere che aspettano di essere collocate nella giusta posizione, al momento senza l’importante appoggio e vicinanza della Farnesina alla famiglia, che ad oggi non ha ancora preso una posizione ufficiale sulla