POTENZA- L’ennesima richiesta di aiuto che per avere risposte, è costretta a passare dai social.
Non è la prima volta, anzi forse di esperienze così ne abbiamo viste fin troppe in Basilicata. Regione dove già si “sbandiera” lo zero contagi, candidata ad essere tra le prime realtà italiane ad uscire dal lockdown per lo scarso numero dei casi di coronavirus.
Numeri che fanno il paio però – è sembra quasi assurdo immaginarlo- con una scarsa ricettività dell’assistenza. Anzi considerate le troppe storie finite purtroppo male, potremmo dire pessima. E non ci riferiamo ai sanitari che stanno facendo il massimo, ma a chi tira le fila del congegno dall’alto, decidendo dove e a chi indirizzare l’assistenza. Ebbene ne abbiamo raccontate tante di odissee di persone costrette a casa da febbre e tosse per settimane, senza poter ricevere le cure del caso ma soprattutto senza sapere la propria condizione clinica. Sono affetto dal virus? Sono un soggetto contagioso peri miei familiari? Ma soprattutto la consapevolezza della necessità di intervenire tempestivamente per evitare pericolose complicanze come pure in Basilicata non sono mancate. Come medici e scienziati a livello globale stanno ripetendo da settimane. E niente. Le lezioni del recentissimo passato non sono bastate. Le indagini interne (senza esito) annunciate da Bardi non sono servite a niente se la gente per essere assistita è costretta a denunciare tutto su facebook. Raccontiamo di questa storia riportata sui social da F.D.G. ieri l’altro.
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