Cova, sversamento di greggio: il disastro si poteva evitare

POTENZA – Oltre al memoriale di Gian Luca Griffa, la procura di Potenza ha cercato altri riscontri alle criticità riguardanti i serbatoi di stoccaggio del Cova di Viggiano, nell’ambito dell’inchiesta per disastro ambientale sullo sversamento di petrolio venuto alla luce nel febbraio del 2017 che ha portato ai domiciliari l’ex responsabile dell’impianto petrolifero di Viggiano, Enrico Trovato (i suoi predecessori Ruggero Gheller e Andrea Palma per i quali è stata respinta la richiesta di misura cautelare e l’Eni sono invece indagati). Tra questi spicca la consulenza affidata nel 2013 dalla compagnia petrolifera al professor Lazzari, esperto in servizio presso il dipartimento di Chimica del Politecnico di Milano. Sentito a sommarie informazioni nella fase delle indagini, il docente ha riferito che la causa della corrosione dei serbatoi del Cova era stata individuata in “una insufficiente protezione catodica. La protezione catodica è una tecnica elettrochimica per prevenire la corrosione, la protezione catodica sposta il processo di corrosione del ferro a carico dell’anodo; bisogna mettere un numero di anodi sufficienti ad attrarre su di sé la corrosione in modo che non si riversi sul ferro. Il numero di anodi sufficienti è determinato in relazione alla porzione di ferro esposta, per ridurre tale porzione si procede a verniciare la superficie. Io metto un numero di anodi sufficiente a proteggere la superficie esposta. C’è stato un degrado del rivestimento per cui il numero di anodi non era più sufficiente.

 

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di Fabrizio Di Vito