Cpr, oggi presidio della Cgil. Da politica, sindacati e associazioni la richiesta: “Si chiuda quell’inferno”

PALAZZO SAN GERVASIO – Saranno i risultati dell’autopsia (effettuata ieri) a chiarire le cause della morte di Oussama Belmaan, il 19enne algerino deceduto lunedì pomeriggio all’interno del Cpr di Palazzo San Gervasio. Gli accertamenti investigativi coordinati dalla procura di Potenza proseguono ad ampio. Gli inquirenti hanno però accertato che di recente il giovane aveva tentato il suicidio ingerendo alcuni pezzi di vetro. Dopo il ricovero all’ospedale San Carlo era stato dimesso, ma non è ancora chiaro cosa possa essere realmente accaduto. Nel frattempo da forze politiche, associazioni e sindacati si moltiplicano gli appelli alla chiusura della struttura ormai da anni al centro di inchieste giudiziarie.


Per il coordinamento Libera Basilicata “è essenziale che le istituzioni si assumano la responsabilità di garantire la sicurezza di ogni individuo presente nei Cpr”.
Il presidente onorario del Cestrim, don Marcello Cozzi, ricorda quanto avvenuto un paio di anni fa, sempre all’interno del Cpr, quando a perdere la vita fu un giovane nigeriano. “Oussama è morto come due anni fa morì Ozaro. Tra il 2018 e il 2022 in quel girone infernale ci sono stati almeno 35 casi di maltrattamenti. L’inferno non lo si può rendere dignitoso, l’inferno bisogna chiuderlo”.
Il consigliere regionale del Pd, Roberto Cifarelli, ha visitato la struttura dopo l’accaduto: “Sono numerose le criticità che sono emerse durante la visita e troppi gli ostacoli che sono stati frapposti alle mie richieste. Non mi è stato consentito l’ingresso ai moduli abitativi”.

Dopo gli appelli della Cisl, la Cgil oggi terrà un presidio a partire dalle 17:30 davanti alla struttura di Palazzo. “Il Centro va chiuso-si legge nella nota del sindacato – è un modello da superare. Oltre a chiedere di fare chiarezza sui fatti recenti si ritiene che siano inaccettabili le condizioni e i rischi ai quali vengono esposti i detenuti”.

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