POTENZA- Vivono momenti di grande incertezza trenta lavoratori dell’ex Finema di Tito Scalo.
Lasciate alle spalle la cassa integrazione e la disoccupazione, dai prossimi giorni potrebbero trovarsi senza stipendio e senza ammortizzatori sociali, ma soprattutto senza pensione malgrado siano in possesso dei requisiti richiesti dalla legge. Il tutto a causa di un gioco di prestigio avente al centro il fondo di 80 milioni di euro prosciugato per misteriosi motivi da burocrati e politici abili nella destrezza. Se il fondo Amianto non dovesse essere rimpinguato nei prossimi mesi con la legge di bilancio dello Stato, sarà drammatico per i lavoratori affrontare la quotidianità, i costi della vita. La legge di stabilità 2016 aveva previsto infatti, specifiche tutele previdenziali per i lavoratori interessati alla prolungata esposizione da amianto nei siti sottoposti a specifica bonifica, tramite benefici in termini di anticipo del trattamento pensionistico. “A distanza di tre anni però, nonostante la promulgazione di specifico decreto attuativo e di successive norme applicative – ricordano i sindacati confederali – tali benefici non trovano concreta applicazione, con conseguenze nefaste per i lavoratori del settore, tra cui molti in possesso di regolare domanda di quiescenza debitamente certificata dalle sedi Inps territoriali”. “Per buttare fumo negli occhi all’ex Firema il management aveva imposto ai lavoratori la partecipazione ad un corso di formazione per un’eventuale collocazione in altre aziende del gruppo. Un corso-perditempo che non ha prodotto alcuna ricollocazione”.
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