MATERA – “Matera vetrina internazionale dell’artigianato”. A dare rinforzo all’idea lanciata dal presidente del Cna Matera, Matteo Buono, all’indomani del grande successo dell’edizione 2024 dell’expo Fucina Madre, è il direttore dell’azienda di promozione territoriale di Basilicata, Antonio Nicoletti, che forte dei numeri registrati quest’anno – circa 4.500 visitatori, tra cui molti turisti stranieri – ha garantito particolare attenzione al comparto lucano, riconoscendone le notevoli potenzialità. Una risorsa che trova ampio significato nell’ambito della manifestazione organizzata nella città dei Sassi e che, a parere di Nicoletti, necessita di un contesto proprio dove poter continuare questo rapporto virtuoso avviato proprio con Fucina Madre.
E mentre il presidente del Cna, Buono, riprendendo quanto proposto già all’inizio degli anni 2000, ha avviato interlocuzioni proprie con l’amministrazione comunale al fine di individuare un contenitore che possa diventare punto di riferimento per le imprese dell’intera regione, l’associazione Ambiente e legalità riaccende i riflettori sul caso quartiere degli Artieri nei rioni Sassi. Il referente Pio Abiusi ha presentato un esposto alla Procura regionale della Corte dei Conti chiedendo di procedere con le valutazioni.
IL PROGETTO DI INVITALIA
La vicenda risale al 2002 quando Sviluppo Italia (ora Invitalia Spa) propose all’amministrazione comunale di Matera la realizzazione di un incubatore di imprese di tipo “diffuso” orientato alle attività di artigianato artistico collegate al turismo ed ai servizi avanzati, finalizzato anche alla rivitalizzazione di un’area degradata dei rioni Sassi. La proposta risultò compatibile con gli obiettivi della legge 771/1986 recante “Conservazione e recupero dei rioni Sassi di Matera”.
Con deliberazione di Giunta comunale il 13 marzo 2003 venne approvato lo schema di protocollo d’intesa da stipularsi fra il Comune e la società “Sviluppo Italia” per la realizzazione dell’incubatore. Il protocollo fu sottoscritto a giugno di quell’anno e contestualmente furono individuati gli immobili demaniali da affidare in sub-concessione per la realizzazione dell’intervento. Successivamente, verificata l’ indisponibilità di alcuni immobili, si provvide ad individuarne altri in sostituzione.
Con la deliberazione del Consiglio comunale del 19 dicembre 2003 si ratificò il protocollo d’intesa modificato nella individuazione degli immobili e si approvò lo schema di convenzione per l’affidamento in sub-concessione a titolo gratuito per trenta anni degli immobili di proprietà dello Stato.
Il progetto definitivo di risanamento conservativo con specifica destinazione d’uso di “incubatore d’imprese” fu approvato con deliberazione a marzo del 2005. Con tale atto si stabilì di affidare alla società Sviluppo Italia Spa gli immobili e che non fosse necessario alcun piano di ammortamento a fronte dell’ingente finanziamento impegnato.
Con la convenzione fu rilasciato il permesso di costruire che autorizzava i lavori, iniziati l’anno successivo. Nel novembre del 2007 venne richiesto l’inserimento di un ulteriore immobile che completava il piccolo comparto d’intervento, e dopo la consueta attività istruttoria, nel giugno 2008 fu sottoscritta la convenzione di sub-concessione. A settembre fu rilasciato il permesso di costruire, i lavori ebbero inizio a ottobre.
SVILUPPO BASILICATA SI TIRA INDIETRO CNA VINCE IL BANDO
Con la fine dei cantieri nel marzo del 2011 e decretata l’utilizzabilità degli immobili per le attività contemplate dalle convenzioni. Quest’ultime prevedevano che Sviluppo Italia concedesse a sua volta la gestione degli incubatori a Sviluppo Basilicata, società in house della Regione, per le finalità previste nelle convenzioni medesime, che però si tira indietro. Si arriva al 2019 quando l’amministrazione è rientrata in possesso degli immobili. La Giunta comunale con delibera n. 439 del 17 ottobre 2019 dette mandato di curare il bando pubblico per l’assegnazione in locazione di 15 immobili da destinare ad attività artigianali.
«All’epoca – spiega Pio Abiusi – l’assegnazione venne sollecitata ritenendo che il mancato utilizzo delle strutture già recuperate protratto nel tempo, avrebbe comportato un prevedibile degrado. Con determina emessa dal dirigente Felice Viceconte del settore Gestione del Territorio, venne approvato il bando pubblico per l’assegnazione in sub-concessione, per nove anni. I locali furono affidati al Cna, unico concorrente».
IL COMUNE RITIRA L’AVVISO, CNA VINCE IL RICORSO
«A questo punto è successo davvero l’improbabile – rileva Abiusi – perché con Viceconte posto in quiescenza e dopo un periodo transitorio quando diversi dirigenti si sono alternati alla guida del settore la titolarità è stata attribuita all’ingegnere Salvatore Pietrantonio Demarco, il quale a “formale” insaputa dell’organismo politico, la Giunta comunale, dispose la revoca del bando pubblico. ll volenteroso dirigente – puntualizza – si è sostituito all’esecutivo cittadino che aveva emesso il bando e al Consiglio comunale che, al momento, non aveva previsto le risorse sufficienti per il ripristino dei locali. Un comportamento quello di Demarco che a mio parere denota un atto perseguibile disciplinarmente perchè si è sostituito agli organi democraticamente eletti senza averne delega. Intanto il Consorzio nazionale Artigiani di Matera è insorto contro la determina di revoca del bando facendo ricorso al Tar di Basilicata che ha emesso sentenza».
“COMPORTAMENTO NEGLIGENTE DEL COMUNE”
«Senza addentrarmi nel dettaglio della decisione dei giudici amministrativi, sono rimasto colpito da quanto dichiarato testualmente “Il Collegio ritiene che, nella specie, vi è stato un comportamento negligente da parte del Comune di Matera, in quanto l’amministrazione comunale avrebbe dovuto adottare idonee ed adeguate misure di custodia dei 15 immobili di cui è causa, impedendone la totale vandalizzazione ed occupazione abusiva”.
Ed infatti i locali sono stati vandalizzati dopo che il Comune è rientrato in possesso degli immobili.
Come evidenziato dalla stessa amministrazione i primi atti vandalici sono stati registrati tramite la Polizia locale nel 2020, a soli 5 mesi dalla presa in carico dei locali da parte del Comune e poi ne sono succedute altre. La stima dei danni prodotti è attestata sui 170 mila euro. In Comune a Matera spesso hanno la pessima abitudine di non formalizzare le riunioni, ma la stima dei danni può essere attestata con una nuova perizia. E’ chiaro che ci troviamo di fronte a un danno prodotto alla collettività dovuto alla mancata adozione di adeguate misure di custodia per negligenza del Comune.
Il Cna si era offerto di curare con risorse proprie il ripristino con uno abbattimento della spesa valutata sul canone di locazione, ma l’amministrazione comunale non ha accettato la proposta se non solo per un trascurabile sconto nel canone mensile e che non avrebbe coperto la spesa che il Cna avrebbe dovuto sopportare. In buona sostanza – rimarca Abiusi – il danno riveniente dalla negligente condotta del Comune si sarebbe dovuto scaricare sugli ignari operatori economici.
Morale della favola adesso è tutto fermo ed il comportamento degli amministratori comunali continua a produrre ulteriori danni economici perchè vi è anche un mancato reddito riveniente dal mancato incasso dei canoni di locazione che sarebbero stati pari a circa 3.300 euro mensili ed inoltre quei locali ai quali è stato murato l’ingresso continuano a degradare ulteriormente».
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