MELFI- Sul futuro delle produzioni Stellantis a Melfi e nel resto del Paese se ne potrà sapere di più a margine del tavolo ministeriale che il ministro Adolfo Urso convocherà a breve con l’azienda. La decisione di spostare all’estero la produzione di alcuni modelli Fiat per far fronte alla concorrenza asiatica abbattendo i costi di produzione, tiene in allerta governo nazionale e organizzazioni sindacali. E se in risposta, il ministro Urso ha esortato il gruppo automobilistico italo-francese ad incrementare i volumi di produzione nel Paese fino a un milione di auto entro il 2030, i sindacati vorrebbero maggiori garanzie. I segretari di Fim, Uilm, Fismic e Uglm hanno chiesto un incontro urgente al presidente Bardi e all’assessore alle attività produttive Casino, in vista del tavolo ministeriale, per condividere una posizione unitaria volta alla salvaguardia di tutta l’area industriale dell’automotive di Melfi, considerando le scelte strategiche che saranno adottate al tavolo anche dalle Regioni.
Dopo le costanti interlocuzioni con l’azienda si dovrebbe passare alla sottoscrizione di un ‘piano di lavoro’ e parallelamente all’istituzione di un Tavolo Stellantis con l’obiettivo di giungere a fine anno ad un ‘accordo di sviluppo’ che preveda l’incremento dei volumi di produzione di auto e di veicoli commerciali, oltre al rafforzamento dei centri di ingegneria, ricerca e sviluppo, e un miglior efficientamento degli impianti per migliorarne la competitività, l’accelerazione degli investimenti per la transizione energetica. Un percorso che ha come orizzonte il 2030 e che sarà condiviso con sindacati, Regioni e Anfia con ricadute significative, anche in termini occupazionali, sugli impianti in Italia. Intanto allo stabilimento lucano la ripresa dopo la pausa di ferragosto ha fatto riemergere vecchie questioni. Minato dal passaggio all’elettrico quello del mantenimento dei livelli ocupazionali resta l’obiettivo primario delle trattative.
Ma c’è da fare i conti anche con la situazioone lavorativa attuale. Lo sanno bene i circa 6mila addetti rimasti sulla linea dopo la fuoriuscita di oltre 1400 colleghi. E la produzione a singhiozzo per consentire le operazioni di ammodernamento degli impianti, proprio in vista del passaggio all’elettrico, e il ricorso ai contratti di solidarietà non lasciano ranquilli. La scorsa settimana infatti i lavoratori si sono alternati su un solo turno. Da lunedì scorso è stato ripristinato anche il secondo e da oggi a venerdì si ritorna ai tre turni.