di Leonardo Giordano*
Egregio Direttore, Le chiedo ospitalità per un commento sulla situazione politica in cui versa il centro destra lucano, oramai alla vigilia delle elezioni che rinnoveranno il Consiglio regionale. Dopo un periodo di silenzio in cui si è navigato “sottacqua” per ottenere, magari con mediazioni romane, qualche postazione di comodo, faticosamente è iniziato sui media locali un dibattito che, senza peccato di immodestia, il sottoscritto ed Antonio Tisci hanno innescato con numerosi articoli ed interviste. Contestualmente si registrava l’invito di Pasquale Pepe a prendere in considerazione l’ipotesi di fare della Basilicata una sorta di laboratorio politico replicandovi l’alleanza di governo tra Lega e Movimento 5 Stelle. Risale a pochi giorni fa l’iniziativa di un primo tavolo politico cui hanno partecipato i segretari regionali dei quattro partiti di centro destra, pare conclusosi con un nulla di fatto, con semplici convenevoli che probabilmente rappresentano il classico “pugno di mosche”. L’incontro però, a dispetto della sua inconcludenza, ha sortito un effetto e non del tutto positivo: quello di dare alla gente l’impressione che si voglia concorrere ancora con un’edizione riveduta ma poco corretta del vecchio centrodestra lucano, quello che è stato sempre battuto; e corrono voci che in questo centrodestra voglia primeggiare un ex assessore di giunte a guida Pd, eletto, nel passato, sempre nello schieramento di centrosinistra. Insomma ancora si replica la consuetudine di “allargare” a chi già si è contraddistinto per poco coerenti cambi di casacca e magari sarebbe già pronto, una volta rieletto, se non si dovesse vincere (cosa che di questo passo è del tutto probabile), a ritornare alla “casa madre” di centrosinistra, magari anche con un po’ di forza contrattuale in più per pretendere assessorati, presidenze e quant’altro. Un déjà vu, un film già visto e rivisto. Questa rappresentazione dello schieramento di centrodestra è quella che la maggior parte della gente ha colto in queste prime battute e che ha già iniziato a produrre diffidenze e sfiducia da parte della base e del popolo che non si sente di centrosinistra e che pure esiste in Basilicata. C’è tempo per recuperare ancora e guai se non lo si tentasse in questo frangente politico complessivamente favorevole alla “caduta delle aquile” colme ha dimostrato l’ultima tornata amministrativa. Se si vuole iniziare questo recupero vi è bisogno di un grande bagno di umiltà da parte dei maggiorenti dei tre soggetti tradizionali del centrodestra lucano (FI, FdI e centristi). Vi è bisogno di tentare una manovra di aggancio con le categorie che sono uscite più bistrattate dal ventennio di centrosinistra; vi è necessità di recuperare alla militanza, all’impegno e, perché no, anche alla gestione dei soggetti politici tutte quelle persone che in passato hanno cercato di dare un contributo e sono state trascurate, maltrattate e perciò, allontanatisi dai partiti, sono divenuti orfani politici in disimpegno. Vi è l’obbligo morale, se si invita a questo tavolo un partito che non ha prese nemmeno il 3 per cento alle recenti elezioni politiche, di dialogare anche con altre forze minori ma dinamiche che da sempre e coerentemente si sono battute per costruire l’alternativa, come tante liste civiche e il Movimento Nazionale per la Sovranità. Vi è urgenza insomma di aprire un dibattito reale al variegato mondo che non si riconosce né nel centrosinistra, né nel Movimento 5 Stelle, che il centrodestra ha sempre trascurato e che ha sperato tanto in un riscatto, in un’alternativa di governo di volta in volta andata delusa e frustrata. Al bando quindi le vecchie e consunte conventicole di vertice, autoreferenziali e unicamente proiettate a lucrare un qualche consigliere regionale in più. Per iniziare questo percorso, il tempo non è molto ma ci si può provare, occorre subito convocare gli stati generali di un centrodestra allargato con un’ampia ed articolata discussione di un paio di giornate (come si faceva nei vecchi congressi) su tre o quattro tesi e l’approvazione di un documento finale che deve maturare però da contatto con la base, con chi vive quotidianamente tra la gente e ne avverte esigenze, aspettative, speranze, timori, ansie e preoccupazioni, insomma l’elaborazione di un progetto che si dimostri davvero vincente e che sappia cogliere l’occasione storica.
*Coordinatore provinciale Mns di Matera