Al sindaco leghista di Potenza, Mario Guarente, non piace sentirsi ricordare – come chi scrive ha fatto qualche giorno fa sulla “Nuova” – che per i suoi concittadini egli è in assoluto il peggior sindaco d’Italia. Stando infatti alla classifica stilata a luglio del 2023 dall’Istituto demoscopico “Noto” per conto del “Sole 24 Ore”, il capo dell’Amministrazione municipale del capoluogo lucano è riuscito a mantenersi stretta l’ultima posizione conquistata in cinque anni di attività, consentendo a ben 86 suoi “colleghi” del Nord, del Centro e del Sud di precederlo nella graduatoria della cosiddetta «governance poll».
Si tratta, come si vede, di un semplice dato di cronaca.
Del quale peraltro non possiamo certo vantare l’esclusiva, essendo una notizia sbandierata su tutti i giornali locali, a partire dalle “cronache” mutevoli che in passato, a differenza di oggi, si sono divertite a mettere alla berlina i suoi «stravizi» festaioli, con tanto di vignetta satirica oggetto di querela.
Eppure, è bastato che in uno dei nostri ultimi «punti di vista» affrontassimo le contraddizioni del centrodestra potentino, in vista delle prossime elezioni amministrative di giugno, per vedere il sindaco Guarente precipitarsi a chiedere conforto (e a criticare «certa stampa», con riferimento a questo giornale) nel «giardino» di quello stesso gruppo editoriale che in passato non gliene faceva passare una.
E non solo per amore della libertà di stampa.
Un gruppo editoriale ben individuabile, noto per gli improvvisi capovolgimenti di fronte del suo dominus. Specie se favoriti da una adeguata politica di «comunicazione» fatta dalle amministrazioni pubbliche prese di mira. Come è accaduto all’inizio della scorsa legislatura con i vertici della Regione Basilicata, subito dopo l’insediamento di Bardi. E come potrebbe ripetersi, in caso di «bis» dell’attuale primo cittadino, al Comune di Potenza, visto che l’unica autocritica che quest’ultimo ha inteso fare nel corso della chiacchierata all’ombra del suddetto «giardino», dopo i reciproci scambi di convenevoli con il padrone di casa, è stata appunto di non aver investito abbastanza nella comunicazione.
Ovviamente, l’interlocutore che stava facendo finta di intervistarlo (e che non gli ha fatto una, che fosse una, domanda “cattiva”) si è guardato bene dal ribattere che l’Amministrazione comunale uscente un proprio addetto stampa ce l’ha da sempre nel proprio organico. E che il giornalista in servizio presso il Comune di Potenza (il collega Marco Fasulo) svolge in modo inappuntabile il proprio lavoro. Per cui ciò che è mancato negli ultimi cinque anni non sono stati certo i comunicati stampa.
Quanto piuttosto i provvedimenti di buona amministrazione di cui rendere edotto il grande pubblico.
A meno che Guarente non intendesse dire che ove mai avesse investito in «comunicazione» (come si è rammaricato di non aver fatto) si sarebbe potuto risparmiare le “cronache” scritte con la «penna» intinta nel vetriolo, che gli hanno fatto guadagnare titoli e commenti del tipo: «Guarente e la patafisica dello stuzzicadente». Oppure: «Sindaco di gaffe e di stropicciamenti politici». E ancora: «Lo sceriffo di Notthingam ha messo le mani nelle tasche dei cittadini», portando al massimo l’addizionale comunale, introducendo la tassa di soggiorno e i pedaggi autostradali con l’autovelox non a norma di contrada Varco d’Izzo. Il tutto in cambio di «servizi fatiscenti».
Di qui l’ovvia conclusione riepilogata in un titolo dello scorso 26 marzo, che in questo caso sentiamo di fare nostro: «Il Guarente-bis sarebbe una sciagura».
Inutile dire che per quanto il conduttore del «giardino» abbia fatto di tutto per aiutarlo, mettendogli le parole in bocca e trasformando impropriamente un pezzo di cronaca di un altro giornalista della “Nuova” sulle recenti elezioni regionali in una sorta di inciucio politico tra il leader lucano di “Noi Moderati”, Francesco Cannizzaro, e l’editore di questo giornale (cosa che non sta né in cielo, né in terra), il sindaco di Potenza ha mostrato di avere poche idee. Ma confuse. Dicendo: sono più che favorevole all’allargamento della maggioranza di centrodestra a Marcello Pittella e Mario Polese.
Salvo poi entrare in contraddizione con se stesso qualche minuto dopo, nel momento in cui ha accusato il colpo per le critiche ricevute da questo giornale. E in particolare da chi scrive, perché avendo diretto in anni passati l’Ufficio stampa della Regione Basilicata, incarneremmo – pur senza essere iscritti ad alcun partito – «quella politica che è stata sonoramente bocciata dagli elettori».
È il caso di dire: Mario Guarente faccia pace con se stesso.
Perché è quanto meno paradossale che egli corteggi e faccia ponti d’oro all’ex governatore lucano di centrosinistra (Pittella) e all’ex segretario regionale del Pd di Basilicata (Polese). Per poi additare al pubblico ludibrio, in quanto espressione della “vecchia politica”, un giornalista che per alcuni anni della propria vita ha lavorato in un ente pubblico, potendo vantare una professionalità maturata nei 35 anni precedenti in aziende editoriali private. Professionalità riconosciuta peraltro da due ex presidenti di Regione (lo diciamo senza auto-incensamenti) e regolarmente tutelata all’epoca dal contratto di categoria, sia dal punto di vista economico, quanto sotto il profilo normativo.
Alla luce di ciò, bene farebbe il quarantenne Mario Guarente a rileggere il proprio curriculum, prima di mettere becco nelle altrui storie professionali.
Forse scoprirebbe che senza gli appannaggi derivantigli dalla carica di sindaco – oggi giunti alla ragguardevole cifra di 11 mila euro al mese – potrebbe avere qualche difficoltà a mantenere lo stesso tenore di vita, non avendo tra l’altro mai conseguito quel diploma di laurea che moltissimi giovani potentini – a partire dai tre figli del sottoscritto – hanno avuto la possibilità di spendere all’estero o in altre città italiane.
Anche qui, un’altra piccola precisazione: l’editorialista della “Nuova” – contrariamente a quello che il sindaco ha detto in tv – non vive in Germania. E le cose che scriviamo sui disastri di Potenza sono il frutto – ahinoi – di una esperienza maturata sul campo. Certo, ci capita spesso di raggiungere Berlino per motivi facilmente comprensibili. Ed è una delle ragioni che ci fanno, tra l’altro, testimoni “privilegiati” delle barriere architettoniche che centinaia di persone quotidianamente sono costrette a superare con fatica per raggiungere i binari 2 e 3 della Stazione Centrale del capoluogo.
Barriere architettoniche che ovviamente il sindaco Guarente si è guardato bene dall’evidenziare, non avendo mai mosso un dito per farle abbattere.
E quindi di cosa avrebbe dovuto parlare nell’intervista compiacente di qualche giorno fa? In compenso egli ha tenuto a ricordare – sottolineandolo con particolare enfasi – che negli ultimi cinque anni il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, sarebbe venuto a Potenza per ben 14 volte. A fare cosa, non si sa. Perché ci sono opere infrastrutturali incompiute o inutilizzate da anni. Tipo ponte Musmeci o Terminal delle Fal, per esempio. Per non parlare dei 50 chilometri a zig zag del raccordo autostradale Sicignano-Potenza. Che rappresentano una pena quotidiana. Alla quale il ministro Salvini, a sentire Guarente, nell’ultimo lustro pare si sia sottoposto in media solo due o tre volte l’anno. Verrebbe da dire: beato lui. Ad altri, lucani in testa, va da sempre molto peggio.
Nino Grasso
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