di Nino Grasso
Ha suscitato un misto di indignazione e rassegnazione – per quello che ormai quotidianamente siamo costretti a vedere – la notizia diffusa nei giorni scorsi dal sito giornalistico “Angelomà”, a proposito dei 170 mila euro (iva inclusa) impegnati dalla Regione Basilicata per acquistare 230 “spot” pubblicitari sulle frequenze di Sky Tg 24 e Tv 8, da consumare nel giro di due settimane per promuovere il nulla.

Poi, come si dice? Una determinazione dirigenziale tira l’altra (a mo’ di ciliege mediatiche pagate a caro prezzo, con i soldi dei lucani) e quell’atto del 10 novembre scorso riconducibile ad uno degli uffici speciali della Presidenza della Giunta regionale – ed in particolare all’Ufficio stampa, guidato dal napoletano Gianmario Mariniello – è apparso solo la punta di un iceberg dalla mole inquietante. Perché dopo aver individuato una determinazione-gemella di altri 170 mila euro (iva inclusa) in favore questa volta de “La7”, abbiamo scoperto che un po’ tutte le testate nazionali – da Repubblica al Corriere della Sera, dalla Stampa al Messaggero, a Libero, al Mattino, al Tempo e i lettori ci scuseranno se ne dimentichiamo qualcuna – sono state “beneficiate” dal governo regionale della Basilicata.
Tanto che al momento la somma impegnata sfiora gli 800 mila euro.
E non è finita, perché il budget complessivamente a disposizione della propaganda di fine mandato – deliberato nei mesi scorsi dalla giunta regionale – ammonta a 1 milione e 800 mila euro. Una cifra enorme, mai spesa in passato con altrettanta voracità comunicativa negli ultimi mesi della legislatura, con la quale tentare di sostenere – sull’onda di una falsa narrazione nazionale – la ricandidatura del generale Bardi. Le cui quotazioni paiono essere in forte discesa, checché ne dicano quotidianamente i suoi supporter di regime. Tanto da richiedere – in un estremo, quanto disperato tentativo di “rianimazione” – una overdose di pubblicità ingannevole. Fasulla.
Esattamente come quella che sta passando sulle reti private nazionali.
«Venite in Basilicata, la Regione che offre gas gratis a tutti i residenti». Uno “spot”, come si vede, fuorviante. Spudoratamente gonfiato. Che meriterebbe di essere sanzionato dall’Autorità garante per la concorrenza, visto che nel migliore dei casi – come hanno sperimentato gli utenti lucani allacciati alla rete del gas metano – il contributo erogato dalla Regione è pari al 30 per cento della bolletta. In qualche caso addirittura meno. Salvo conguagli da conteggiare prima delle elezioni, se a credito. E subito dopo il voto della prossima primavera, ove mai fosse a debito. Parliamo – come è noto – di un contributo assegnato a tutti, senza distinzione di reddito, che ha di fatto allargato la forbice delle disuguaglianze sociali. Così come ricordato in queste ore da diversi esponenti del mondo sindacale lucano: da Vincenzo Tortorelli e Carmine Vaccaro della Uil, a Vincenzo Cavallo della Cisl, ad Angelo Summa e Vincenzo Esposito della Cgil.
Diciamolo pure.
Aver speso finora 800 mila euro in «pubblicità ingannevole» – e come tale non solo inutile, ma addirittura dannosa per il buon nome della Regione Basilicata e per la credibilità delle future azioni di sviluppo, se e quando verranno poste in essere – rappresenta uno spreco che grida vendetta. Un vero e proprio schiaffo alla povertà. Quella peraltro portata alla luce dal rapporto in “controluce” della Caritas di Potenza nelle stesse ore in cui sulle reti televisive di Sky, Tv 8 e La7 andavano in onda gli “spot” da 340 mila euro, generosamente pagati con i soldi dei lucani.
Non vogliamo fare del populismo a buon mercato. Ma è chiaro che ormai siamo ben oltre la dissipazione pura e semplice delle risorse pubbliche. Specie quando nell’ultimo anno 3500 persone (mille in più dei dodici mesi precedenti), nella sola Diocesi di Potenza, si sono rivolte ai 26 centri di ascolto della Caritas, per tentare di uscire dalla condizione di povertà relativa nella quale si ritrovano a vivere. Più che una bufala, l’invito rivolto in televisione agli italiani a trasferirsi in Basilicata per usufruire del «gas gratis» (che poi gratis non è), quando gli abitanti di questa regione continuano ad emigrare, rappresenta un autolesionistico boomerang politico. Ricordiamolo: l’Istat ha registrato sedicimila lucani in meno sull’intero territorio regionale, dal 2020 al 2023.

Un risultato frutto interamente della gestione Bardi.
E dei suoi «bonus» da barzelletta pubblicitaria. «Venite in Basilicata». Ma a fare che? Ad incrementare il numero dei disoccupati? Di quanti si rivolgono ai centri di ascolto della Caritas? O delle persone che quotidianamente si mettono in fila alla mensa dei poveri gestita con grande, autentica generosità da don Angelo Tataranni, parroco della Chiesa di San Rocco a Matera?
Ora che è diventata un fiume in piena, dopo il benservito ricevuto dal generale Bardi in persona, abbiamo appreso dall’ex assessora alle Infrastrutture, Donatella Merra, che quando ella, nei mesi passati, chiedeva in giunta di assegnare alcune centinaia di migliaia di euro per gli interventi di pronta urgenza sulle strade provinciali, si sentiva rispondere: non ci sono soldi. Poi, dopo il solito consiglio di volpi, tra Perri, Mariniello, Busciolano e Morvillo, sono spuntati all’improvviso 1 milione e 800 mila euro per la comunicazione istituzionale. Soldi per lo più sprecati. Buttati dalla finestra. Che non hanno generato un solo posto di lavoro. Mentre al contrario, con le estrazioni petrolifere, dalle quali probabilmente quei fondi provengono, abbiamo pagato un prezzo altissimo sul piano ambientale e della tutela della salute pubblica, di cui stranamente nessuno parla più.
Ricordate il progetto “Lucas”? Venticinque milioni da spendere in cinque anni per il monitoraggio ambientale nelle zone più a rischio, messi a disposizione dalle compagnie petrolifere. Le ultime notizie del progetto “Lucani tra ambiente e salute” (Lucas, appunto) risalgono a nove mesi fa. Poi il nulla. Un’altra brutta storia, anche questa, di pubblicità ingannevole, che va avanti ormai da due anni e mezzo. Da quando fu tenuta a battesimo dall’allora assessore regionale all’Ambiente, Gianni Rosa. E della quale dovremo tornare ad occuparci. Se non altro per evitare che dopo l’iniziale indignazione ad avere la meglio sia, come sempre, la totale rassegnazione.
Ne abbiamo parlato anche nella nostra Rassegna stampa.