Il punto di vista di Nino Grasso – L’altra faccia delle “Fal” che Bardi e Sileo hanno nascosto al ministro Salvini

Il punto di vista di Nino Grasso
Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, ha fatto tappa a Potenza, ma Bardi e Sileo non gli hanno mostrato l'altra faccia delle "Fal".
Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, ha fatto tappa a Potenza, ma Bardi e Sileo non gli hanno mostrato l’altra faccia delle “Fal”.

di Nino Grasso

Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, ha fatto tappa la scorsa settimana in Basilicata. In particolare a Potenza, dove più di qualcuno si è chiesto il senso di questa sua presenza. Perché all’ultimo momento si è scoperto che il Terminal Gallitello delle Fal – una scatola vuota costata 7 milioni di euro, nella quale il vice presidente del Consiglio è stato accolto in pompa magna da un selezionato parterre in grisaglia istituzionale – non poteva essere inaugurato per una autorizzazione mancante, attesa invano dalla Soprintendenza ai Monumenti.

Una circostanza, quest’ultima, che in altri tempi avrebbe fatto gridare allo scandalo.

Mentre invece stavolta è passata completamente inosservata, quasi fosse una cosa normale ospitare un ministro in un antico capannone ristrutturato che non si sa quando entrerà in funzione, vista ormai l’abitudine a chiudere gli occhi su tutto. Finanche sui treni nuovi sottoutilizzati, acquistati con i soldi della Regione Basilicata. Treni costretti a viaggiare solo sulla tratta a scartamento ridotto Potenza-Avigliano, e non anche sul resto della linea delle Appulo-Lucane, perché – secondo quanto denunciato dal coordinamento regionale Usb trasporto pubblico locale – quelle locomotive sono troppo grandi per passare all’interno della galleria di Acerenza, a suo tempo realizzata lungo il percorso San Nicola-Genzano.

In un Paese serio qual è la Spagna – ha ricordato in una nota il sindacato – la sottosegretaria ai trasporti, Isabel Pardo de Vera, e il presidente dell’azienda ferroviaria “Renfe”, Isaias Taboas, si sono dimessi per il solo fatto di aver «ordinato» (senza peraltro procedere al successivo acquisto) treni troppo grandi per passare nei tunnel delle Asturie e della Cantabria.

In Basilicata, invece, sembra valere il principio opposto: per essere portati ad esempio negli enti pubblici è necessario prima sprecare un bel po’ di soldi dello Stato o della Regione.

Tanto nessuno avrà qualcosa da ridire. Soprattutto a Roma. Anzi, agli occhi dell’attuale ministro leghista alle Infrastrutture e Trasporti gli incidenti di percorso provocati dalla mediocrità delle classi dirigenti meridionali rappresentano una vera manna dal cielo. Perché giustificano ancora di più, agli occhi degli elettori del Nord, la scelta del governo Meloni di investire altrove, a beneficio di comunità più fortunate, i fondi sottratti alle popolazioni del Mezzogiorno, segnate da una sorta di marchio infamante.

E dunque vallo a spiegare a quanti ogni giorno arrivano nel capoluogo lucano da Genzano, o da qualche altro paese dell’hinterland, che con i fondi Fsc destinati alla Basilicata le Fal hanno acquisto treni nuovi.

Che però non possono viaggiare su tutta la linea. Ma solo sul tratto di strada ferrata posto al di qua della galleria troppo stretta di Acerenza, che nessuno, in Regione, si è preoccupato di far adeguare agli standard del terzo millennio. E ove mai, dopo cinque anni di governo a guida centrodestra, qualcuno dovesse ritenere la cosa motivo di indignazione, memore delle promesse di «cambiamento» fatte nel 2019 dal generale Bardi e dalla sua squadra, la colpa, a sentire chi oggi guida la Regione, continuerà ad essere esclusivo appannaggio di «quelli di prima».

Ce lo ha ricordato, tra l’altro, proprio in questi giorni, il senatore Gianni Rosa, di Fratelli d’Italia (componente a suo tempo della squadra di Bardi, in qualità di assessore regionale non eletto all’Ambiente), a seguito di un articolo della “Nuova” che non deve essere stato di suo gradimento, a proposito delle barriere architettoniche presenti nella Stazione Centrale di Potenza e sulle anomalie di un Frecciarossa lanciato alla folle velocità di 80-90 chilometri l’ora solo nei pochi tratti pianeggianti del territorio lucano.

Prima di scrivere bisognerebbe informarsi, ha sentenziato il parlamentare residente ad Avigliano, sorvolando sulla circostanza che negli ultimi anni, a differenza del passato, gli uomini e le donne chiamati a guidare la Nazione e la Regione Basilicata si sono ritrovati tra le mani il tesoretto europeo targato Pnrr.

Un tesoretto teoricamente destinato a colmare i divari Nord-Sud.

Ma di fatto utilizzato per consolidare lo status quo. A beneficio ovviamente delle aree più ricche del Paese: circostanza di cui ci pare non sia al corrente il sen. Rosa. Al quale – visto ciò che va suggerendo agli altri a proposito della necessità di informarsi prima di parlare – consigliamo di leggere una istruttiva relazione sulla “truffa” ferroviaria in atto ai danni del Sud scritta a due mani dal prof. Marco Canesi del Politecnico di Milano e dal dott. Marco Trotta, vice presidente della Svimar, dal titolo: « Per un nuovo sviluppo del Mezzogiorno e delle terre di mezzo».

Rassicuriamo i lettori: avremo modo di parlarne nei prossimi giorni. Tanto più dopo aver assistito al mortificante spettacolo andato in scena al Terminal Gallitello, con il ministro Salvini salito sul palco, senza avere altri intorno, per snocciolare sotto la luce dei riflettori puntati solo su di lui banalità falsamente rassicuranti, con i vertici della Regione seduti in prima fila. Zitti e muti. A fare da claque adorante, senza alcuna dignità istituzionale. Ma soprattutto senza che nessuno, a partire dal generale Vito Bardi e dall’assessore regionale ai Trasporti, Dina Sileo, abbia ricordato al leader leghista che per coprire in treno i 140 chilometri che separano Potenza da Bari ci vogliono, ancora oggi, quattro ore di viaggio.

Per di più dopo essersi sottoposti, con stoica pazienza, a quattro cambi ferro-gomma, in un sali e scendi tra treno e bus delle Fal (due per parte, ha rimarcato il sindacato Usb) che per almeno una volta nella vita il ministro Salvini dovrebbe avere la curiosità di provare. Se non altro per avere un’idea molto più aderente alla realtà della cosiddetta «Italia del sì», diventata il suo cavallo di battaglia alla vigilia delle elezioni europee.

Per restare nell’alveo delle bufale propagandistiche alle quali dovremo fare la tara di qui al prossimo voto regionale in Basilicata, vale la pena ricordare che nella mattinata, di oggi, venerdì 16 febbraio 2024, Bardi e Sileo, in uno al sindaco di Potenza Guarente e ai due massimi vertici delle Fal, Colamussi e Zizza, inaugureranno la stazione di Potenza-Inferiore dell’anello metropolitano Fal, mai completato.

Ma soprattutto atteso invano da oltre 30 anni. Era il 1994, infatti, quando (come da verbale in nostro possesso) su sollecitazione dell’allora consigliere regionale Pietro Simonetti, i tecnici delle Appulo-Lucane furono chiamati a spiegare cosa ne fosse stato dei 12 miliardi di lire sborsati dalla Regione per l’acquisto dei nuovi treni, da mettere al servizio della nascente metropolitana di superficie del capoluogo lucano. Questo per dire che i decenni passano. I musicisti cambiano. Ma le note stonate dello spartito utilizzato dalle Fal, sotto l’attuale direzione artistica della giunta Bardi, continuano a rompere i timpani dei lucani.

La visita del ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, a Potenza.
La visita del ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, a Potenza.

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