Il punto di vista di Nino Grasso – L’ansia di cambiamento della candidatura Chiorazzo e i nuovi “flop” della giunta Bardi

Il punto di vista di Nino Grasso
L'incontro a Terranova di Pollino: la candidatura di Angelo Chiorazzo continua ad essere accolta con un entusiasmo e un'ansia di cambiamento che non si vedeva da tempo
La candidatura di Angelo Chiorazzo continua ad essere accolta con un entusiasmo e un’ansia di cambiamento che non si vedeva da tempo, in foto l’incontro a Terranova di Pollino.

di Nino Grasso

La sala del Centro educazione ambientale situata in via Convento a Terranova del Pollino, non ce l’ha fatta a contenere le oltre quattrocento persone accorse domenica scorsa ad ascoltare Angelo Chiorazzo, in quella che è stata l’ennesima, affollata iniziativa organizzata dal movimento civico “Basilicata Casa Comune” in vista delle elezioni regionali del 21 e 22 aprile prossimi. Molti cittadini – riferiscono le cronache – sono rimasti fuori della sala, in quello che è stato un autentico bagno di folla, al quale in paese non si assisteva da decenni. Forse – a detta dei più anziani – dai tempi d’oro di Emilio Colombo, quando i grandi partiti di massa erano ancora in grado di mobilitare le folle. E la Dc, in particolare, non aveva bisogno di eccessivi sforzi organizzativi per riempire le sale più capienti in occasione dell’arrivo dello statista lucano.

Dopo la grande kermesse iniziale di dicembre a Potenza e quelle non meno affollate delle settimane successive a Matera, Senise e Policoro, inframmezzate da una serie di altre iniziative nel capoluogo di regione, la campagna di ascolto e mobilitazione avviata nei territori da “Basilicata Casa Comune”, guidata da Lindo Monaco e Fausto Santangelo, è stata via via caratterizzata da una crescente ansia di partecipazione. Oltre che da un entusiasmo a dir poco contagioso.

E soprattutto dalla consapevolezza di non poter condannare la Regione ad altri cinque anni di non-governo, come quelli che ci stiamo lasciando alle spalle.

Anni nei quali abbiamo visto di tutto e di più: dallo spreco di risorse alla acquiescente accettazione di una serie di misure varate dal governo nazionale a favore delle aree più ricche del Paese. Parliamo del Ddl Calderoli sull’autonomia differenziata. Ma anche della legge Fitto sulla Zes unica. Temi sui quali ovviamente avremo tempo e modo di ritornare. Se mai partendo dalla straordinaria iniziativa messa in campo nei giorni scorsi dal Circolo Culturale “La Scaletta” di Matera, che nella città dei Sassi ha riunito una cinquantina tra Comuni e associazioni provenienti da tutto il Mezzogiorno per parlare di autonomia differenziata. Con tanto di documento finale: la cosiddetta «carta di Matera».

Primo, concreto tentativo per opporsi al varo definitivo della legge Calderoli, già passata in uno dei due rami del Parlamento. E ora in dirittura di arrivo anche nell’altro. Lo accennavamo prima. Ma è bene ripeterlo: in materia di autonomia differenziata, il generale Vito Bardi ha letteralmente svenduto gli interessi della Basilicata sull’altare della propria ricandidatura, piegandosi al volere dei «poteri forti» del governo Meloni. Lo ha fatto motu proprio, in Conferenza Stato Regioni, senza coinvolgere in alcun modo il Consiglio regionale. E lo stesso è accaduto con la Zona economica speciale del Mezzogiorno, voluta dal ministro pugliese Fitto, accolta, anche in questo caso, con parole di giubilo dall’attuale presidente della Regione Basilicata.

Va da sé che da quando è scattata la Zes unica, nessun imprenditore ha fatto istanza per insediarsi in una delle aree industriali delle province di Potenza e Matera.

E se ne comprendono le ragioni: potendo scegliere, a parità di agevolazioni, un’altra regione del Mezzogiorno meglio servita da strade, ferrovie, porti e aeroporti (buttiamo lì: la Puglia), perché mai un operatore economico che volesse avviare una nuova attività dovrebbe preferire la Basilicata? Gli basterebbe fare un giro sulla Basentana o salire su uno dei treni della tratta Salerno-Taranto o Potenza-Foggia per cambiare immediatamente idea. Della qual cosa, ovviamente, il presidente Bardi sembra non essere assolutamente consapevole. A lui basta esprimere «soddisfazione» (come ha sempre fatto) per le scelte operate a Palazzo Chigi, senza star lì a spaccare il capello in quattro. Se mai col rischio di lambiccarsi il cervello in approfondimenti che lo farebbero annoiare più di quanto non appaia nelle poche volte in cui lo si vede seduto, con un fare insofferente, tra i banchi dell’aula Dinardo.

Del resto, è stato proprio l’ex senatore Pasquale Pepe, nella sua veste di coordinatore regionale della Lega, ad annunciare lo scorso 17 novembre che «la Basilicata merita di più». E le sue parole – si ricorderà – sono state pronunciate nei giorni in cui sembrava che Matteo Salvini fosse riuscito a giubilare Vito Bardi, a seguito della defenestrazione, in Sardegna, di Christian Solinas.

Poi, una decina di giorni fa, è accaduto quel che nessuno si aspettava.

Per meno di duemila voti, la candidata di Pd e M5s ha sconfitto nelle elezioni sarde l’uomo della Meloni, conquistando più voti della coalizione che la sosteneva e dimostrando che i partiti contano meno dei candidati. Un dato che sembra sfuggire a quanti, in queste ore, in Basilicata, stanno facendo a gara per mettersi di traverso rispetto ad una candidatura forte, qual è appunto quella di Angelo Chiorazzo, nata dal basso. Sostenuta dalla gente. Ma forse proprio per questo invisa ai soliti «sfasciacarrozze» preoccupati di non contare più nulla, ove mai la musica dovesse realmente cambiare.

Pazienza, vorrà dire che, in assenza di un vero cambio di passo, le nostre comunità continueranno a spopolarsi. Se mai con i giovani (e non solo) che prenderanno uno di quegli aerei in partenza, dal prossimo mese di luglio, dall’aeroporto di Pontecagnano-Salerno, alla volta di Berlino. Lo diciamo per essere stati tra i primi ad acquistare il biglietto: prezzi ed orari sono oltremodo convenienti, rispetto a quanto offerto dalle medesime compagnie aeree in quel di Napoli o Bari.

Anche qui: la Regione Basilicata, non appena si è insediato il generale Bardi, ha pensato bene di dismettere le quote possedute all’interno della società Aeroporti Costa D’Amalfi. Oggi, probabilmente quella partecipazione azionaria ci sarebbe stata utile per far «volare» la Basilicata. O quanto meno quella parte della provincia di Potenza, in grado di raggiungere in meno di un’ora Pontecagnano. Non se abbia a male il presidente della Regione. Ma anche in tema di trasporti, dobbiamo dire che non ne ha azzeccata una. Che sia una!

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