L’assessore regionale leghista alle «comparsate», Francesco Fanelli, titolare a sua insaputa della delega alla Sanità, è stato platealmente contestato la scorsa settimana a Matera, in occasione della sbandierata «inaugurazione» del Punto Sanità di piazza Firenze, chiuso a marzo 2020.
E riaperto in pompa magna quasi quattro anni dopo con ingiustificato ritardo, previo taglio del nastro da parte del commissario straordinario Asm, Maurizio Friolo, impegnato, a sua volta, con sprezzo del ridicolo, a sforbiciare un pezzo di seta tricolore sotto lo sguardo compiaciuto dell’esponente della giunta Bardi.
Il quale si è catapultato in macchina da Potenza per svolgere il ruolo che più gli riesce meglio, da quando si è insediato nel Dipartimento di via Verrastro.
Vale a dire: fare da «comparsa» in tutti gli eventi di ordinaria amministrazione (a partire dalla firma dei contratti dei nuovi assunti) organizzati dalle Aziende sanitarie dei due capoluoghi e dall’Ospedale “San Carlo”, con la sola eccezione al momento del Crob di Rionero, il cui Dg di fresca nomina, Massimo De Fino, ha preso possesso un mese fa del proprio ufficio con la sobrietà di chi è abituato a lavorare e basta. Senza star lì ad organizzare enfatiche marcette trionfali, a beneficio dell’immagine traballante dei componenti dell’attuale giunta regionale.
Tutti specializzati in pompose, quanto esilaranti inaugurazioni. Come quella regalataci dalla cronaca degli ultimi giorni, in occasione del battesimo su strada di 33 nuovi autobus euro 6 delle Ferrovie Appulo Lucane, pagati quasi interamente con i soldi della Regione Basilicata, se si esclude quel 10 per cento di costo di competenza delle Fal che di solito coincide con lo sconto portato a casa da ogni acquirente.
Il che ovviamente non ha impedito al presidente Vito Bardi – accompagnato per l’occasione da ben due assessori: quello al ramo, Dina Sileo, e il titolare dell’Ambiente deputato a dialogare con le imprese extra-regionali, Cosimo Latronico – di esaltare «l’azione tenace» del governo regionale.
In cosa sia consistita questa «azione tenace» della Regione Basilicata per la verità nessuno lo ha capito.
Sospettiamo che Bardi e Sileo si riferissero ai circa sette milioni di euro sborsati dai lucani, a fronte dei soli 700 mila euro posti a carico (forse) della società pugliese. In compenso, però, mostrando una preparazione degna di Quattroruote, il presidente della giunta e l’assessore ai Trasporti sono stati in grado di enumerare, a una sola voce, tutte le dotazioni di serie dei bus prescelti. Partendo dalla frenata assistita e dall’impianto antincendio, per finire alla video-sorveglianza, alla geo-localizzazione e al conteggio passeggeri. Senza trascurare ovviamente le pedane di accesso per le persone con ridotte capacità motorie, con annesso posto carrozzella. Due “optional” da Paesi civili, sperimentati con successo da decenni nel resto d’Europa.
Ma che in Basilicata, a quanto pare, hanno richiesto «l’azione tenace» del presidente Bardi e dei suoi assessori per diventare patrimonio condiviso anche dai vertici pugliesi delle Fal: dal presidente Rosario Almiento al direttore generale, Matteo Colamussi, entrambi co-protagonisti dello “spot” pubblicitario potentino, di cui ha ampiamente parlato ieri l’altro, su questo giornale – con dovizia di argomentazioni – l’ex consigliere regionale Pietro Simonetti. E qui ci fermiamo. Anche perché sarebbe un vero peccato privare i lettori della “Nuova” del racconto legato all’ennesima performance clientelare scoperta in queste ore dalle parti del Dipartimento regionale Salute, grazie ad una amichevole voce del Palazzo che ci ha passato tutte le carte. L’antefatto è rappresentato dalla delibera di giunta n. 536 del 7 settembre 2023.
Proponente – manco a dirlo – l’assessore Fanelli.
Con un beneficiario di assoluto rispetto: l’Azienda ospedaliera “San Carlo” di Potenza, chiamata a gestire un budget di 228 mila euro per un progetto di «formazione manageriale» previsto dalla misura 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Le lezioni del corso inizieranno il prossimo 26 gennaio, per concludersi con un convegno finale e con la presentazione di un cosiddetto «project work» il 15 novembre di quest’anno. Il tutto sulla base di intese raggiunte a livello nazionale con Agenas, a partire dal costo sostenuto dalla Regione per ciascuno dei 57 partecipanti al corso, che sarà di 4 mila euro tondi.
Da quel che abbiamo potuto appurare, l’iniziale fase di selezione è stata particolarmente selettiva.
Infatti, delle 85 istanze di candidatura giunte entro il 31 ottobre 2023, solo 32 sono state ritenute idonee. Evidentemente perché i richiedenti di quelle scartate non erano in possesso degli stringenti requisiti concordati in sede europea. Tipo: «ricoprire ruoli apicali all’interno degli Enti del servizio sanitario regionale», con tanto di «esperienza lavorativa qualificata», in forza di un «incarico di direzione-responsabilità-coordinamento dell’ente, dell’azienda, della struttura o dell’organismo, ovvero di una delle sue articolazioni a seguito di formale conferimento».
Non la tireremo per le lunghe, riferendo dei vari passaggi burocratici che, attraverso una provvidenziale riapertura dei termini, hanno consentito all’Azienda “San Carlo” di selezionare i 22 partecipanti che mancavano all’appello dopo la bocciatura subita il 31 ottobre da 53 persone non in regola con i titoli prescritti.
Ci limiteremo, pertanto, a formulare la domanda che più d’uno dei suddetti 53 “bocciati” si sarà posto leggendo l’elenco finale degli ammessi al corso, allegato alla delibera n. 1337 del 29 dicembre scorso, a firma del direttore generale del “San Carlo” di Potenza, Giuseppe Spera. Tra i fortunati «ammessi» infatti figura al penultimo posto della graduatoria il collaboratore infermieristico Francesco Laurenzana. Consigliere comunale di maggioranza in quota centrodestra in quel di Castelgrande.
Ma soprattutto componente della segreteria particolare dell’assessore regionale alla Sanità, Francesco Fanelli.
Un incarico che, con tutto il rispetto per la delicatezza del ruolo ricoperto nell’organizzare le varie «comparsate» del vice presidente della giunta, nulla ha a che vedere con i requisiti richiesti dal bando. Così come peraltro si evince da una circostanza tutt’altro che secondaria: per tutti gli altri 56 iscritti al corso di formazione manageriale c’è un atto ufficiale, con tanto di data e numero di protocollo, attraverso il quale risalire al tipo di incarico aziendale conferito all’interno del servizio sanitario regionale. Mentre per il segretario particolare dell’assessore Fanelli viene fatto riferimento alla possibile esistenza di una «nota» del direttore generale. Che nessuno è stato in grado di fornirci. Forse perché «secretata». Per cui non sapremmo nemmeno dire se il Dg in questione sia quello del Dipartimento Salute della Regione Basilicata o piuttosto del “San Carlo”.
E comunque sia, non facciamo fatica ad immaginare che questa nota (ove esistente) rappresenti una semplice foglia di fico per camuffare requisiti inesistenti, rispetto a quelli stringenti stabiliti dalla missione 6 del Pnrr. A meno che il direttore Spera o il suo omologo Mancini non siano pronti a giurare che una segreteria politica può essere equiparata ad un reparto ospedaliero. O a una struttura di pronto soccorso. Cosa possibile solo con un pizzico di temeraria fantasia. Se mai mettendo in relazione le «comparsate» pubbliche dell’assessore leghista alla Salute Francesco Fanelli con la fatica di assicurare, in caso di bisogno, una immediata assistenza sanitaria sul campo da parte del suo segretario particolare.
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