Il punto di vista di Nino Grasso – Le “panzane” di palazzo utilizzate dal ministro Tajani per caldeggiare la riconferma di Bardi

Il punto di vista di Nino Grasso
Il leader di Forza Italia, Antonio Tajani sostiene che in Basilicata non si paghino gas e acqua, per caldeggiare la riconferma di Bardi, ma non sa che non è così
Il leader di Forza Italia, Antonio Tajani sostiene che in Basilicata non si paghino gas e acqua, per caldeggiare la riconferma di Bardi, ma non sa che non è così.

di Nino Grasso

Qualcuno dovrebbe spiegare al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, di Forza Italia, che le lusinghiere espressioni che egli va utilizzando in tutt’Italia ogni qualvolta gli chiedono cosa ne pensi dell’attuale governatore lucano Vito Bardi, alla luce di una sua possibile ricandidatura alla guida della Regione, sono il frutto di una evidente forzatura.

E che non è sicuramente dignitoso per un vice presidente del Consiglio dei Ministri farsi portavoce, fors’anche in buona fede, di «panzane» di palazzo, prive di riscontro documentato. Come quella riportata dall’Agenzia “Ansa” lo scorso 14 gennaio, al termine di una visita del successore di Berlusconi in quel di Reggio Calabria. «In Basilicata – avrebbe infatti spiegato Tajani, sperando di suscitare un ingiustificato moto di invidia – non si paga il gas e non si paga l’acqua, per il piacere dei lucani. Quindi Bardi non si tocca. Anche perché – s’è premurato di aggiungere il ministro degli Esteri – è la prima volta che vengono usati i “guadagni” del petrolio per aiutare i cittadini».

Che è poi lo stesso «mantra» fasullo che qualche aiutante dello stato maggiore presidenziale di via Verrastro a Potenza ha messo in bocca all’ex generale della Guardia di Finanza, nel tentativo (in verità poco riuscito, per l’aspetto segaligno del personaggio) di far vestire a Vito Bardi i panni di Babbo Natale.

Così da marcare la differenza rispetto a «quelli di prima» che invece – secondo lo storytelling del governatore in carica – amavano distribuire cenere e carbone ai propri concittadini, utilizzando per chissà quali oscuri fini royalty e compensazioni ambientali derivanti dalle estrazioni petrolifere.

Non scherziamo. Ad ogni «panzana» c’è un limite. E spiace che un autorevole uomo di governo, come Antonio Tajani, per evitare di dire sciocchezze, come è accaduto, non abbia chiesto al proprio ufficio stampa (come di solito si fa in questi casi) di effettuare un «fact-checking». Una verifica dei fatti, per dirla terra terra. In modo da non mettere a repentaglio la propria immagine di leader di partito, in uno alla credibilità dell’Istituzione rappresentata. Non ci voleva molto. Sarebbe bastato contattare attraverso i canali ufficiali del Ministero degli Esteri la Prefettura di Potenza. Così da apprendere, tanto per cominciare, che il «bonus acqua» (riservato alle famiglie con un Isee pari o inferiore a 30 mila euro) non è ancora partito.

E che se ne parlerà, forse, a febbraio.

Sempre che Fofò Andretta, l’amministratore unico di Acquedotto Lucano, riesca a mettere in piedi, in seno ad AL Spa, la macchina da guerra organizzativa, di cui ha parlato ieri in conferenza stampa. Una struttura in grado di gestire le oltre 70 mila domande che si prevede arriveranno da parte dei possibili beneficiari. Con tanto di inevitabili controlli – sia pure a campione – che qualcuno dovrà prendersi la briga di effettuare, per evitare che ci siano i soliti furbi pronti a fare carte false, pur di portare a casa un beneficio annuo di poche decine di euro a persona.

E non stiamo dando i numeri a casaccio. Perché prendendo a riferimento le tariffe vigenti pubblicate da Egrib, ma soprattutto partendo dal presupposto che sarà garantito un consumo gratuito fisso di 20 metri cubi di acqua a testa, è facile stabilire – dati alla mano – che un nucleo familiare di quattro unità potrà risparmiare all’incirca 140 euro, più iva, in dodici mesi.

Comprese le quote fisse di fogna e depurazione. Come dire: meno di un caffè a settimana per ciascuno dei suddetti, teorici quattro beneficiari. Sempre che non si superi il limite dei 20 metri cubi pro-capite. Perché in caso di «eccedenze» da contabilizzare, la tariffa applicata si triplicherebbe, passando da 0,55 a 1,66 euro a metro cubo. Non solo. Ma ove mai – secondo l’insana logica del tanto paga Pantalone – gli “sprechi” di acqua fossero ancora maggiori (tanto da far scattare la cosiddetta seconda eccedenza) ogni metro cubo verrebbe fatturato a 2,68 euro. E a quel punto lasciamo immaginare le conseguenze per le tasche dei malcapitati utenti di Acquedotto Lucano.

Diciamo di più.

Se solo si fosse fatto una preliminare chiacchierata con il prefetto di Potenza, Michele Campanaro, come in teoria gli uomini di governo sarebbero tenuti a fare, prima di lanciarsi in peana azzardati, il ministro Tajani sarebbe stato messo al corrente probabilmente della pubblicità ingannevole, costata diverse centinaia di migliaia di euro, che la Regione Basilicata ha fatto pubblicare nelle scorse settimane sulle pagine di tutti gli organi di informazione. Pubblicità di certo non sfuggita agli attenti funzionari che in piazza Mario Pagano, a Potenza, lavorano negli uffici del Palazzo di Governo.

Per intanto, c’è da dire che l’iniziale data fissata – nero su bianco – sugli avvisi a pagamento (gennaio 2024) si è rivelata fasulla, visto che il bonus annunciato, come appena detto, forse partirà solo il primo febbraio. Ma questo è il meno, per quanto indicativo di una congenita superficialità. Ciò che invece è grave – proprio per le false attese ingenerate nei lettori – è che nell’ingannevole pagina pubblicitaria a pagamento della Regione Basilicata, è stata pubblicata, a mo’ di esempio dei benefici attesi, una bolletta di euro 306,81 euro che alla fine, per effetto delle detrazioni effettuate, presentava un saldo debitore di soli 10,05 euro.

Come dire: un maxi sconto plausibile solo nel caso di una famiglia numerosa. Tipo: dieci figli o giù di lì. Non certo per un nucleo familiare medio. Nel quale la presenza di due eredi, oltre ai genitori, rappresenta già di per sé una lodevole eccezione.

Non se ne abbia quindi a male il ministro Tajani se ci permettiamo di consigliargli, per il futuro, maggiore cautela nell’elencare i meriti del governatore lucano, senza averli prima fatti verificare da fonte attendibile.

Non foss’altro perché egli potrebbe essere richiamato all’ordine dalla stessa presidente del Consiglio, e leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. La quale, avendo sperimentato di persona quanto conti la parola del presidente della Regione Basilicata, al contrario del suo “vice” di Forza Italia non si fida affatto delle facili promesse del generale Bardi.

Il presidente della Basilicata, Vito Bardi
Il presidente della Basilicata, Vito Bardi

Specie da quando quest’ultimo, a marzo 2022, mandò a casa, senza una apparente giustificazione, l’allora assessore regionale non eletto di Fratelli d’Italia, Gianni Rosa. Poi recuperato, in extremis, al Senato dalla Meloni in persona all’interno di una lista bloccata. Ma questa è altra storia, di cui varrà la pena tornare a parlare per evidenziare come il senatore Rosa faccia parte di quella pattuglia di parlamentari eletti al Sud che avendo votato a Palazzo Madama il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata stanno lavorando, come si dice, per il Re di Prussia. Cioè per le aree forti del Nord.

Piuttosto, per restare al «bonus acqua» annunciato a partire da febbraio, c’è ancora un nodo da sciogliere.

Che ne è – ci chiediamo – degli impianti di energia rinnovabile da 15 milioni di euro, finanziati oltre un anno fa (vedi Dgr 924 del 23 dicembre 2022) a favore di Acquedotto Lucano? Lo diciamo sotto voce, come anticipo della prossima puntata: non si è mossa foglia. Che sia una. E indovinate per colpa di chi? Senza fare nomi: Luigi Vergari, amministratore unico di Api-Bas e al contempo commissario liquidatore dell’ex Consorzio industriale di Potenza. Un mix esplosivo tra l’incesto societario. E le solite «panzane» di palazzo, targate Regione Basilicata.

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