Alla Regione Basilicata, gli uomini del «cerchio magico» presidenziale hanno perso la trebisonda, facendo scendere in campo il generale Bardi in persona oltre ai soliti, anonimi mercenari di regime, quando hanno capito di essere stati colti con le mani nella marmellata, a seguito dell’ultima trovata amministrativa firmata da quel genio incompreso della burocrazia napoletana che risponde al nome di Alfonso Morvillo.
Come raccontato da questo giornale in un editoriale subito ripreso (onore al merito) dai sindacalisti Donato Rosa e Michele Sannazzaro, rispettivamente della Filcom-Confsal Basilicata e della Filcams Cgil Potenza, il direttore generale alla Programmazione ha aggirato le norme che regolano i rapporti con i liberi professionisti.
Utilizzando impropriamente la piattaforma “Mepa” per consentire all’avvocata Rosalba Vitticano, con studio in Genzano di Lucania, di ottenere un incarico sotto soglia comunitaria di 152.500 euro.
Di cui 125 mila euro a titolo di corrispettivi per il monitoraggio procedurale e finanziario degli investimenti della Regione Basilicata (un modo pomposo per descrivere la fuffa allo stato puro) e 27.500 euro quale imposta sul valore aggiunto da riversare nelle casse dello Stato.
Ovviamente, oltre ai 152.500 euro rivenienti dalla determinazione dirigenziale n. 720 del primo agosto 2024 a sola firma del munifico Dg alla Programmazione Morvillo, che le ha affidato il servizio di “assistenza tecnica” nell’utilizzo dei fondi europei, statali e regionali legati al Fesr 2021-2027, l’avv. Vitticano potrà continuare a beneficiare dello stipendio mensile riconosciutole dal medesimo ente guidato dal generale Bardi, in qualità di «personale esterno» a suo tempo assegnato, tramite il Formez di Roma, e quindi senza concorso pubblico, alla Direzione generale Attività Produttive, Ufficio sviluppo e finanza agevolata.
Verrebbe da dire, per fare un po’ di populismo a buon mercato: a chi tanto e a chi niente.
Ma per non ingenerare ulteriore amarezza, condita di rabbia, in centinaia di operatori Tis-Rmi che lavorano presso i Comuni lucani a 550 euro al mese (senza ferie, malattia o indennità di disoccupazione), ci limiteremo a ricordare che il dott. Alfonso Morvillo è lo stesso dirigente generale della Regione Basilicata che pur avendo ricevuto diverse richieste formali, non è mai riuscito a trovare, tra le pieghe del bilancio regionale, poche decine di migliaia di euro per rafforzare l’organico dell’Ufficio della Consigliera di Parità, Ivana Pipponzi. La quale, alla fine, è stata costretta a pagare di tasca propria una collaboratrice part time, pur di non venire meno ai propri doveri istituzionali.
Dopodiché – ripetiamo – il genio incompreso della burocrazia napoletana, esaltato nelle ultime ore in rete da un canale Telegram corsaro vicino al Palazzo, che si fregia del titolo mitteleuropeo di “Basilicata Next Generation”, foraggiato sottobanco con soldi pubblici, e dietro il quale si celano leoni da tastiera che non hanno il coraggio di mostrare la faccia, si è ricordato che anche i liberi professionisti possono iscriversi al “Mepa”, il Mercato della pubblica amministrazione.
E dunque – deve essersi detto Morvillo, dando per scontato di essere il più furbo del reame – perché non assegnare a «trattativa privata» un incarico professionale camuffato da appalto pubblico, come quelli che di solito si assegnano al mondo delle aziende iscritte alla Camera di Commercio?
Peccato che non si possa utilizzare, a mo’ di scorciatoia, la strada riservata alle persone giuridiche per avvantaggiare impropriamente una persona fisica, per quanto titolare di partita Iva, come appunto nel caso di specie.
Infatti, più che al “Mepa” il direttore Morvillo, avrebbe dovuto, correttamente, far riferimento ad uno dei testi sacri della pubblica amministrazione: il decreto legislativo n.165 del 2001, che all’articolo 7 impone una attività di «comparazione» nel caso di assegnazione di incarichi professionali, come quello assegnato alla giovane e affascinante legale di Genzano di Lucania. E meraviglia che il presidente Bardi, da ex generale della Guardia di Finanza, non lo sappia, essendosi prestato (forse anche inconsapevolmente) a mettere la propria firma in calce ad una difesa d’ufficio del Dg alla Programmazione che, a ben vedere, taluni organi di controllo dello Stato potrebbero interpretare come una sorta di chiamata in correità.
Ha scritto Bardi (o chi per lui): «Va precisato che la Direzione generale ha operato nella piena legittimità, avvalendosi delle norme previste in questi casi».
Non è così. Generale Bardi chieda ai suoi «consulenti» di recuperare la delibera di giunta n. 551 del 30 aprile 2008: presidente all’epoca Vito De Filippo.
Scoprirà che i suoi predecessori hanno disciplinato il conferimento degli incarichi di collaborazione (a partire da quelli assegnati dalle Autorità di gestione dei fondi comunitari) tenendo conto di quanto prescritto dalle leggi statali (in particolare dal citato articolo 7 del decreto legislativo 165/2001) oltre che dalle «indicazioni» della Sezione di controllo della Corte dei Conti e soprattutto dell’Anac: l’Autorità nazionale anticorruzione.
In quella delibera di giunta del 2008, ed in particolare nel disciplinare allegato (vedi articolo 4), è scritto a chiare lettere che «deve essere accertata preliminarmente l’impossibilità oggettiva, dal punto di vista qualitativo e/o quantitativo, di procurarsi all’interno della propria organizzazione le figure professionali idonee allo svolgimento della prestazione oggetto dell’incarico, requisito da verificare attraverso una reale ricognizione anche mediante interpelli interni».
È chiaro di cosa parliamo, presidente Bardi? All’interno della Regione ci sono già centinaia di persone che si occupano di «assistenza tecnica».
E tra l’altro costano tutte molto meno dell’avv. Rosalba Vitticano, come probabilmente potrebbe accertare la Procura regionale della Corte dei Conti di Basilicata, ove mai i magistrati contabili guidati da Vittorio Raeli ritenessero di indagare su un possibile danno erariale nell’assegnazione di un incarico che poteva essere benissimo svolto in casa, senza ulteriori costi a carico della pubblica amministrazione.
È vero: l’avv. Rosalba Vitticano vanta conoscenze importanti. In particolare negli ambienti di governo a guida centrodestra. Vedi la foto, pubblicata in pagina, che ritrae la professionista di Genzano di Lucania durante una manifestazione organizzata da Fratelli d’Italia, accanto ad un impettito senatore Gianni Rosa, impegnato probabilmente, al pari degli altri presenti, a declamare l’inno patriottico.
Ci piace credere che anche in Basilicata, al di là del colore politico del “potente” di turno, la legge sia uguale per tutti.
E che gli espedienti più o meno fantasiosi ideati per aggirare le norme improntate a trasparenza e par condicio, non diventino la norma per gestire in modo discrezionale la cosa pubblica da parte della ristretta cerchia presidenziale di via Verrastro.
Post scriptum in risposta agli anonimi redattori di «Basilicata Next Generation» e ai lori suggeritori della segreteria del governatore lucano, da sempre ospiti dello stadio Viviani e del presidente del Potenza-Calcio: l’editorialista della “Nuova” non ha altre ambizioni o interessi “nascosti”, ad eccezione della voglia (per ora) di continuare a fare il giornalista. A viso aperto. Senza fare sconti a chicchessia. E soprattutto senza attendersi e pretendere nulla, anche dal punto di vista economico. Se ne facciano una ragione quanti sperano che la libera stampa si «addormenti» a beneficio dei padroni del vapore. Non l’abbiamo fatto in passato, ai tempi della potente Dc e del non meno potente centrosinistra a guida comunista. Figurarsi ora.
Nino Grasso
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