Il punto di vista di Nino Grasso – Miracolo contabile in casa Asp, il deficit 2023 si riduce di 4 milioni e si attesta a meno di 29 milioni

Il punto di vista di Nino Grasso

Contrordine compagni: il deficit 2023 di Asp, Asm e Azienda ospedaliera “San Carlo” non è più di 54.792.900 euro, come calcolato – carte alla mano – fino ad una settimana fa. Ma “solo” di 50.729.673 euro, grazie ai 4 milioni e 63 mila euro raschiati dal fondo del barile dall’Azienda sanitaria di Potenza con la deliberazione n. 449 del 20 maggio scorso a firma del direttore generale Antonello Maraldo e dei suoi più stretti collaboratori. Vale a dire: Loredana Di Lucchio, dirigente della Uoc Economico Finanziaria; Pierluigi Gigliucci, direttore amministrativo e Luigi D’Angola, direttore sanitario.

Pagamenti Asp. Il primo maggio scorso il buco dell’Azienda sanitaria potentina era di 33 milioni, che uniti ai 14 meuro dell’Asm e agli 8 milioni del “San Carlo” avevano fatto lievitare il deficit complessivo della Sanità lucana ben oltre i 50 milioni stornati a pareggio dalle compensazioni ambientali di Eni e Shell e inizialmente destinati a progetti produttivi. Di qui la necessità di rivedere i conti. Come puntualmente fatto dal Dg Asp, Antonello Maraldo, con una determinazione del 20 maggio scorso. Ma i dubbi sull’intera operazione rimangono.
Pagamenti Asp. Il primo maggio scorso il buco dell’Azienda sanitaria potentina era di 33 milioni, che uniti ai 14 meuro dell’Asm e agli 8 milioni del “San Carlo” avevano fatto lievitare il deficit complessivo della Sanità lucana ben oltre i 50 milioni stornati a pareggio dalle compensazioni ambientali di Eni e Shell e inizialmente destinati a progetti produttivi. Di qui la necessità di rivedere i conti. Come puntualmente fatto dal Dg Asp, Antonello Maraldo, con una determinazione del 20 maggio scorso. Ma i dubbi sull’intera operazione rimangono.

I tre componenti della direzione strategica dell’Asp, più la responsabile dell’Unità operativa complessa preposta alla redazione del bilancio aziendale, sono riusciti a compiere, a quanto pare, un piccolo-grande “miracolo” contabile.

In soli 19 giorni, il “buco” di bilancio Asp calcolato in 32.891.474 euro al primo maggio 2024 (come da deliberazione n. 383 di quel giorno del Dg Maraldo) è sceso, lunedì 20 maggio, a 28.828.247 euro. Sono sempre tanti soldi, ovviamente. Ma nel mare magnum della debitoria sanitaria lucana, con l’Asm attestata a meno 13.916.759 e il “San Carlo” a meno 7.984.667 euro, quei 4 milioni sottratti al deficit consolidato 2023, e recuperati quasi in modo rocambolesco tra le pieghe del bilancio dell’Azienda sanitaria potentina, sono stati un vero toccasana per il governatore lucano Vito Bardi.

Il quale, nella sua veste di «commissario ad acta» della Sanità di Basilicata, potrà presentarsi a Roma, presso il Ministero dell’Economia e Finanze, per mettere su uno dei piatti della bilancia i 50 milioni delle compensazioni ambientali Eni-Shell rivenienti dall’accordo del 2022. E sull’altro, a totale pareggio, i 50 milioni del maxi-deficit sanitario accumulato nel 2023 dalle due Aziende sanitarie di Potenza e Matera e dall’Aor “San Carlo”. A voler essere pignoli, ci sarebbe da ringraziare il Crob di Rionero, che con i suoi circa 460 mila euro di utili contribuirà a far mantenere in sostanziale equilibrio i due piatti della bilancia, metaforicamente richiamata: 50 milioni, da un lato. E 50 dall’altro.

Da lucani, e come tali preoccupati, al pari di tutti, per ciò che potrebbe accadere nei vari plessi ospedalieri della Basilicata nel caso in cui scattasse un «piano di rientro» da lacrime e sangue imposto in sede romana, dobbiamo sperare che al Mef non vadano tanto per il sottile.

E che si accontentino dell’apparente soluzione finanziaria individuata dagli strateghi del Dipartimento Salute di via Vincenzo Verrastro. In particolare dal direttore generale, Massimo Mancini. Uomo di grande inventiva. Venuto da Taranto per insegnare ai dirigenti della sanità di Basilicata come si mettono a posto le carte. Non senza aver prima richiamato all’ordine (presumiamo) il collega Dg dell’Asp, Maraldo, costretto a rimangiarsi la deliberazione del primo maggio, con l’atto di rettifica di 19 giorni dopo, così da recuperare i 4 milioni di troppo emersi in una prima stesura del bilancio dell’anno passato.

Sarebbe simpatico intrattenere i lettori sulle varie manovre poste in essere a Potenza per passare da un deficit di 32.891.474 euro ad un buco di appena 28.858.247 euro.

Ci limiteremo però, per evidenti ragioni di spazio, a dire questo: nella stessa giornata del 13 maggio scorso (a distanza di due settimane dalla pubblicazione della prima stesura del bilancio 2023) ben 5 dirigenti Asp, responsabili di altrettante Unità operative complesse, hanno ritenuto di far apportare modifiche ai dati inizialmente segnalati. E tutti, contemporaneamente, hanno scritto alla collega Di Lucchio per mettere a disposizione della Uoc Economico Finanziaria dei dati rimaneggiati.

Evidentemente in meglio.

Non solo, ma lo stesso direttore Mancini, spulciando tra le carte del Dipartimento Salute, deve aver individuato qualcosa che non andava nelle posizioni creditorie e debitorie delle varie Aziende sanitarie lucane già contabilizzate nei tre anni precedenti, di cui nessuno dei suoi predecessori (e sono stati tanti) si era accorto.

Conclusione: con tre diverse determine Dipartimentali del 9 maggio scorso si è proceduto a rivisitare le regolazioni di cassa del fondo sanitario regionale tra le varie aziende interessate ed effettuate nel 2021-2022-2023. Così da consentire a Maraldo di riportare il deficit aziendale sotto i 29 milioni, ottenendo il duplice risultato di “abbellire”, per modo di dire, il proprio bilancio, e di mantenere il buco complessivo di Asp, Asm e “San Carlo” entro i 50 milioni di euro.

Domanda: possiamo parlare, quindi, di pericolo scampato per la Sanità lucana?

Ce lo auguriamo. Tutto dipenderà dalla pignoleria dei funzionari del Mef. E probabilmente anche di qualche altro organo di controllo dello Stato. Perché ove mai qualcuno si prendesse la briga di verificare – come noi abbiamo fatto – ciò che è stato scritto nel verbale n. 4 del 29 aprile scorso, definito in sede di Tavolo tecnico permanente Eni-Shell-Regione, con quanto invece è stato riportato nell’ultima determina dirigenziale Asp, e in quelle precedenti di Asm e San Carlo, verrebbe fuori che qualcuno sta alterando la verità dei fatti.

Nel senso che le compagnie petrolifere, diversamente da quanto scritto da Maraldo e dagli altri due Dg, Friolo e Spera, sulla scorta di una specifica Dgr del 30 aprile scorso predisposta da Mancini, non hanno mai autorizzato (e né potevano farlo, trattandosi di fondi destinati a «progetti di sviluppo») l’utilizzo dei 50 milioni di euro per coprire «le perdite del servizio sanitario regionale» generalmente intese.

Senza dire che Eni e Shell di quei 50 milioni, al momento hanno versato solo la metà, riservandosi di far arrivare in via Verrastro gli altri 25 milioni a fine 2024. E solo dopo aver verificato «la documentazione di supporto del progetto “One Health”» che la Regione si è impegnata a realizzare nel triennio 2023-2025.

Incrociamo quindi le dita.

E speriamo che a Roma chiudano un occhio, se non tutti e due, sulle “forzature” messe in atto da Regione e Aziende sanitarie per azzerare il deficit 2023.

In caso contrario, Vito Bardi non sarà più un «commissario ad acta». Ma un commissario e basta. Con un unico mandato: tagliare i rami secchi degli ospedali lucani. Bloccare le assunzioni di medici e infermieri. Aumentare le aliquote Irpef regionali. In una parola, rendere la vita difficile ai lucani. Più di quanto non lo sia già ora.

Nino Grasso

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