Il punto di vista di Nino Grasso – Quei meschini calcoli politici di FdI in Regione che hanno azzoppato il Comune di Avigliano

Il punto di vista di Nino Grasso
L'abbraccio tra l'ex sindaco del comune di Avigiano, Giuseppe Mecca, e il capogruppo regionale dei meloniani, Tommaso Coviello nel giorno della vittoria alle elezioni amministrative
Comune di Avigliano, l’abbraccio tra l’ex sindaco Giuseppe Mecca e il capogruppo regionale dei meloniani, Tommaso Coviello nel giorno della vittoria alle elezioni amministrative

di Nino Grasso

Per un cinico calcolo politico, dettato da puro egoismo personale, il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, Tommaso Coviello, ha brigato dietro le quinte, con alcuni dei consiglieri comunali a lui vicino, per far cadere nei giorni scorsi l’Amministrazione municipale guidata dal sindaco Giuseppe Mecca, di cui pure è stato il maggior sostenitore nelle elezioni del 2020. Così da provocare l’immediato commissariamento del Comune di Avigliano, per mano del vice prefetto di Potenza, Gerardo Quaranta. E spalancare le porte a nuove consultazioni popolari in città, già in occasione del prossimo voto europeo di giugno 2024.

Il tutto è stato studiato a tavolino, in modo certosino, come si vede, proprio per consentire a Tommaso Coviello, in caso di mancata rielezione ad aprile in Consiglio regionale, di potersi candidare, due mesi dopo, a sindaco del paese che gli ha dato i natali.

Se mai con la faccia di bronzo del salvatore della Patria. E assicurarsi (elettori permettendo) altri cinque anni di stipendio, per quanto meno allettante di quello di cui ha goduto nell’ultimo quinquennio, con il quale integrare le entrate di avvocato libero professionista. Una vergogna. Un modo indegno di interpretare il mandato popolare ricevuto da quanti nel 2019 lo hanno votato nelle file della Lega. Partito che – come si sa – l’attuale capogruppo regionale di Fratelli d’Italia si è affrettato ad abbandonare meno di due anni dopo, a febbraio 2021, per una nobile ragione di ordine economico. In quel caso legata alla richiesta di risarcimento di 50 mila euro imposta dalla Corte dei Conti di Basilicata al gruppo leghista, di cui Coviello, sin dall’inizio della legislatura, aveva gestito la cassa, allargando in modo improprio i cordoni della borsa.

Tanto da essere costretto a risarcire tutto il mal speso, con trattenute mensili effettuate sulla propria busta paga dai competenti uffici di via Verrastro, a Potenza. Va da sé che da vero <principe del foro>, autore di preclari arringhe difensive di se stesso nell’aula consiliare intitolata al compianto Raffaele Dinardo, l’avv. Coviello da Avigliano ha tentato a fine 2020 di far approvare una norma che gli consentisse di non mettere mano alla tasca. E tenere per sé i 50 mila euro reclamati dai magistrati contabili. Non c’è riuscito.

E non è stato – come è ben noto – l’unica volta in cui le sue proposte di legge hanno prodotto autentici “flop”.

Vedi la norma (mai applicata) sui superbonus in edilizia approvata lo scorso anno, nel tentativo di scaricare sulle casse pubbliche degli enti sub-regionali i crediti vantati dalle imprese impegnate nei lavori finanziati al 110 per cento. Stiamo parlando di una versione in salsa lucana della legge nazionale voluta dal Movimento Cinque Stelle, di cui pure Coviello – a riprova della sua grande coerenza politica – aveva sempre cantato peste e corna.

Dimenticavamo di aggiungere che senza i buoni uffici del presidente Bardi, di cui il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia è la <longa manus> tra i banchi del parlamentino lucano, e non solo, la norma sul <superbonus> (varata con legge regionale n. 20 del 2023) non avrebbe mai visto la luce. Il che la dice lunga – ove ve ne fosse bisogno – sulla linearità politica dell’unico meloniano lucano che, a differenza dei propri compagni di partito, si sia prestato (e si presti, ancora oggi) a fare da <sottopancia> del generale di Filiano. Lo ricordiamo: nel gergo militare, il <sottopancia> è un ufficiale subalterno che svolge le funzioni di aiutante.

E Tommaso Coviello in quanto a subalternità presidenziale ha avuto (ed ha) pochi rivali in Consiglio regionale.

Sia chiaro: anche in questo caso parliamo di una nobile ragione ideale. Perché alla luce dell’eccessivo affollamento che si prefigura nelle schiere di Fdi, dopo che in tanti hanno abbandonato la Lega per salire sul carro del vincitore targato Meloni, non è escluso (anzi, taluni lo danno per certo) che il nome dell’attuale capogruppo regionale di Fratelli d’Italia possa comparire all’interno della lista del presidente, a sostegno della candidatura di Vito Bardi. Sempre che alle prossime elezioni regionali i leader nazionali di centrodestra decidano ancora di scommettere sulla rielezione del governatore uscente. Vedremo. Pronti a prendere atto, nel caso, dell’ennesimo salto della quaglia del <principe del foro> di Avigliano.

Il senatore di Fratelli d'Italia, Gianni Rosa
Il senatore di Fratelli d’Italia, Gianni Rosa, che nelle stesse ore in cui il comune di Avigliano finiva nelle mani del commissario prefettizio, pubblicava una foto sorridente accanto a un altro sindaco

Per intanto, a gongolare è di sicuro il sen. Gianni Rosa, da sempre nemico giurato di Tommaso Coviello. Oltre che avversario, nel 2020, dell’allora candidato sindaco, Giuseppe Mecca. Non a caso, nelle stesse ore in cui il Comune di Avigliano finiva nelle mani del commissario prefettizio, il parlamentare lucano si premurava di pubblicare sulla propria pagina facebook una foto che lo ritraeva in versione sorridente e soddisfatta accanto al sindaco di un altro Municipio della Basilicata.

Contento lui.

Per mano di un suo compagno di partito, Avigliano sta subendo l’onta ignominiosa e dannosa per i cittadini del commissariamento, e l’unico inquilino di Palazzo Madama della Basilicata, che tra l’altro proprio in quel centro ha radicato la propria vita professionale ed affettiva, non fa nulla. Tace. Come se la cosa non lo riguardasse affatto. Pur essendo – ripetiamo – il massimo rappresentante istituzionale di una comunità costretta a subire sulla propria pelle le angherie di una politica dal fiato corto. Una politica vendicativa, tutta ripiegata su se stessa. Asservita agli interessi dell’Azzeccagarbugli di turno. Preoccupato a sua volta di non essere rieletto in seno alla massima assemblea legislativa lucana, perché qualche assessore comunale e lo stesso sindaco Mecca gli avevano fatto capire che non lo avrebbero appoggiato alle prossime elezioni regionali.

Che squallore. La nobile <nazione aviglianese>, patria di tanti politici illustri, a partire dal padre fondatore della Regione, costretta a subire le ritorsioni di un ex leghista. Ora fratellino d’Italia. Tra due mesi, chissà.

Vincenzo Verrastro si starà rivoltando nella tomba. Al pari di Gerardo e Romualdo Coviello: altri due compianti ex consiglieri regionali di Avigliano, il cui cognome è risuonato sempre con onore e dignità nei più alti consessi della politica lucana. Due “giganti” del passato, rispetto agli omonimi di oggi. Ai quali mai sarebbe venuto in mente di sacrificare il bene del proprio Comune in nome di un meschino interesse personale.

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