Il punto di vista di Nino Grasso – Quell’inopportuno “inciucio” politico-accademico tra Unibas e l’Università romana di Tor Vergata

Il punto di vista di Nino Grasso
Oreste Claudio Buonomo, ordinario di Chirurgia all’Unibas di Potenza e professore associato in quel di Tor Vergata

Grazie ad un accordo interuniversitario ideato e portato a termine in poco più di 15 giorni – e già questo la dice lunga sulla genesi di una operazione dalla discutibile opportunità – l’Università della Basilicata si è concessa un “lusso” che, a quanto pare, pochi altri Atenei in tutta Italia possono permettersi. Quello di avere, a partire già da quest’anno, un professore ordinario a “mezzo servizio” che svolgerà parte della propria attività a Potenza e il restante 50 per cento del monte ore previsto dal contratto di lavoro in quel di Roma.

In particolare, presso la giovane Università di Tor Vergata, nata al pari di Unibas nei primi anni ‘80 del secolo scorso.

Il che farebbe presupporre che dopo essere stato tenuto a battesimo dai maggiori poli universitari delle regioni vicine – a partire da quelli di Napoli e Bari, dai quali si sono catapultati a Potenza molti dei docenti visti in azione negli ultimi 40 anni – l’Ateneo lucano cominci a guardare ad una «pari-grado» della capitale per avviare una sorta di “matrimonio” accademico dagli esiti incerti. E comunque tutt’altro che positivamente scontati.

In ogni caso, ripetiamo, la notizia delle ultime ore è questa: a partire dal prossimo 1 ottobre, il dott. prof. Oreste Claudio Buonomo, senologo di vaglia, oltre che ordinario di Chirurgia a Potenza e professore associato in quel di Tor Vergata, farà – senza offesa per l’interessato – il commesso viaggiatore tra il capoluogo lucano e la capitale d’Italia.

Insegnerà a Potenza. E opererà da ricercatore a Roma, percependo 53 mila euro all’anno da Unibas e altrettanti da Tor Vergata, per un totale di 106 mila euro, fatto salvo quanto dovutogli probabilmente per il ruolo di “associato” nel polo universitario capitolino.

Dal che si deduce che gli allievi potentini del prof. Buonomo difficilmente potranno vedere all’opera l’illustre senologo in una sala operatoria, così da potergli sottrarre sul campo i segreti del mestiere, dopo essersi appuntati tutti i consigli teorici che di certo il docente in questione non farà venir meno nel corso delle proprie lezioni tra i banchi di Macchia Romana.

Lo diciamo senza peli sulla lingua: questa operazione puzza in modo disgustoso di “inciucio” politico-accademico. Una tesi purtroppo confortata dalle voci che vogliono il prof. Buonomo particolarmente vicino, sul piano amicale e politico, all’attuale ministro della Sanità, Orazio Schillaci, già rettore di Tor Vergata, nel triennio 2019-2022. In quegli anni, probabilmente, l’attuale esponente del governo Meloni ha avuto modo di conoscere e apprezzare il senologo di origini lucane, figlio del compianto dott. Antonio Buonomo di Trecchina, a suo tempo potente democristiano dell’area sud della Basilicata, “basista” della prima ora, fedelissimo di Angelo Sanza. Oltre che per cinque anni (dal 1975 al 1980) consigliere regionale della Basilicata.

Sarà un caso.

Ma quando, lo scorso 16 aprile, poche settimane prima delle elezioni regionali, il ministro Schillaci è arrivato a Rionero in Vulture, in compagnia dei colleghi Tajani e Casellati, ufficialmente per partecipare ad una iniziativa organizzata dal Crob, ma di fatto per dare una mano alla rielezione del governatore uscente Vito Bardi, nel comitato di accoglienza organizzato presso il Centro di riferimento oncologico non è sfuggito ai cronisti la presenza attiva del prof. Oreste Claudio Buonomo. Vedere, per credere, l’intervista reperibile in rete nel corso della quale, tra le altre puntute considerazioni fatte dal professore ordinario di Chirurgia dell’Università di Basilicata, ve ne è una in particolare riferita al lodevole ruolo del governo regionale e di quello nazionale per il sostegno dato al programma di diagnosi precoce sulle cause dei tumori, avviato da Crob e Unibas.

Peccato che due mesi dopo, per la precisione il 24 giugno 2024, quello stesso docente universitario che aveva assicurato di volercela mettere tutta per far avanzare la ricerca in terra lucana abbia poi cambiato idea, preferendo Tor Vergata, anziché Potenza e Rionero, per portare a termine i propri studi sulle nuove frontiere della senologia oncologica.

Torniamo a dire: c’è una stomachevole puzza di “inciucio” politico-accademico nell’accordo interuniversitario che il rettore di Unibas Ignazio Marcello Mancini e quello di Tor Vergata, Nathan Levialdi Ghiron, si sono affrettati ad autorizzare in quattro e quattr’otto, sulla scorta di una semplice richiesta avanzata dal prof. Buonomo.

Secondo fonti autorevoli sarebbe la prima volta in Basilicata – se non addirittura in tutta Italia – che un accordo interuniversitario disciplinato dall’articolo 6, comma 11, della legge 240 del 2010, sia stato perfezionato nel giro di un paio di settimane sulla base di una istanza «personale» caldeggiata da un singolo docente, anziché – come di solito avviene in questi casi – sulla scorta di una istruttoria precedentemente affidata agli organi dell’Ateneo istituzionalmente deputati a farlo.

In pagina, pubblichiamo la lettera con la quale, lo scorso 24 giugno, Buonomo ha chiesto a Mancini di dar corso all’intera operazione. Si noti il tono cortesemente amichevole utilizzato. Quasi si trattasse di una cosa scontata e banale. Ma soprattutto non sfugga la sotterranea consapevolezza dell’estensore della missiva di star sfondando in quel momento una porta già aperta da autorevoli “chiavi” politiche.
Non ce ne voglia l’autorevole mondo accademico lucano.

Ma siamo in grado di dimostrare, carte alla mano, che la tempistica posta in essere in questa occasione non solo è “sospetta”.

Ma di sicuro va ascritta in una inedita graduatoria da guiness dei primati dell’amministrazione universitaria, dal momento che una operazione partita il 24 giugno si è conclusa il 10 luglio con il via libera messo per iscritto dal Consiglio della Scuola di Ingegneria, dopo il parere favorevole espresso qualche giorno prima, il 5 luglio, dal Consiglio del Corso di Laurea in Medicina.

Naturalmente, anche da parte di Tor Vergata vi è stata altrettanta sollecitudine. A fronte infatti di una iniziale richiesta di Buonomo perfezionata in quel di Roma il 26 giugno, risulta agli atti in nostro possesso una nota del rettore capitolino Nathan Levialdi Ghiron indirizzata al collega potentino Ignazio Marcello Mancini datata 3 luglio 2024.

Lettera così riassumibile:

Caro collega, ho letto la richiesta del tuo “ordinario” e ti dico che sono d’accordo. Andiamo avanti. Risultato: dal prossimo primo ottobre, come detto, partirà il distacco a «mezzo servizio», sino al 30 settembre 2025. Distacco eventualmente rinnovabile per 5 anni, sino a tutto il 2029.

Dimenticavamo: tra le motivazioni che hanno portato ad autorizzare il part time potentino del prof. Buonomo si legge quanto segue: «Il docente in questione non risulta necessario ai fini del rispetto dei requisiti minimi di docenza previsti per l’attivazione del suddetto corso». Immaginiamo la felicità di quanti hanno sempre visto nel Corso di Laurea in Medicina a Potenza un inutile spreco di risorse, a danno soprattutto della Sanità del Materano.

Ma come?, si dirà. La nostra Università senza i soldi della Regione (e ogni anno sono tanti) avrebbe già chiuso battenti. Dopodiché l’Ateneo lucano, dimenticando di avere le pezze al culo, si permette il “lusso” di inviare un ordinario a mezzo servizio in quel di Tor Vergata per rafforzare i legami di aria fritta tra Roma e Potenza. Brutta storia. E per il momento ci fermiamo qui.

Nino Grasso

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