di Nino Grasso
Il primo a mettere le mani avanti all’indomani del voto e a pretendere un posto nella nuova giunta Bardi, se mai in veste di vice presidente, è stato il fratello d’Italia della Val D’Agri: Carmine Cicala. Il presidente del Consiglio uscente. Il più votato nelle liste del partito di Giorgia Meloni, che con i suoi quattro consiglieri su dodici si è visto assegnare dagli elettori lucani il ruolo di socio di riferimento della coalizione di centrodestra uscita vincente dalla competizione del 21 e 22 aprile scorsi.
Con i suoi modi melliflui e l’eloquio paludato che abbiamo imparato a conoscere – ma non ad apprezzare – nei cinque anni appena trascorsi, Cicala non ha perso tempo per mettere all’incasso il proprio assegno elettorale. Dicendo, sostanzialmente, che si è stancato di dirigere il traffico nell’aula Dinardo, a Potenza. E che dal soppalco del parlamentino lucano vorrebbe trasferirsi nell’attico sottostante riservato al governo regionale, per premere i bottoni del potere, al posto di quelli che servono per dare o togliere la parola agli inquilini dell’Assemblea di via Verrastro.
Per il generale Bardi, e il suo stato maggiore presidenziale, chiamato ad assisterlo nelle inevitabili, convulse trattative che porteranno alla definizione della futura squadra di governo, sarà la prima, vera gatta da pelare.
Perché per effetto della «quota rosa» da garantire all’interno dell’esecutivo lucano, l’unica donna eletta nelle file della maggioranza che al momento avrebbe titolo a sentirsi assessore in pectore, quale portabandiera di Fratelli d’Italia, è la seconda più votata di Fdi: Maddalena Fazzari. Posizionatasi, in termini di consensi, alle spalle di Cicala. E prima di Michele Napoli. Con Cosimo Latronico, il quarto fratellino della compagnia, pronto a reclamare dalla sponda materana il secondo posto in Giunta che, a rigore di logica, dovrebbe toccare al partito di maggioranza relativa, in uno (probabilmente) alla presidenza del Consiglio regionale.
IL TOTO-GIUNTA IN REGIONE
Detto in altri termini: a meno di improbabili soluzioni ingegneristiche (tipo, nominare assessore donna la prima delle non elette nella lista di Azione a Potenza: Anna Laino), il governatore Bardi sarà “costretto” a riservare il posto della «quota rosa» a Maddalena Fazzari, chiedendo a Carmine Cicala di continuare ad occupare lo scranno presidenziale dell’Aula Dinardo. Così da garantire l’equilibrio territoriale tra le due province, con la nomina di un esponente materano in quota Fratelli d’Italia. Che non necessariamente però coinciderebbe con il primo degli eletti.
Infatti, anche in questo caso, ci sono almeno un paio di problemi.
Primo: Cosimo Latronico (assessore all’Ambiente uscente) fa parte della “corrente” Fitto. Come Fazzari. E questo farebbe storcere il muso agli altri.
Secondo: nel gioco degli incastri tra i primi e/o secondi dei non eletti, Bardi avrà la grande opportunità – dal suo punto di vista – di liberarsi definitivamente di due consiglieri uscenti di centrodestra che negli ultimi anni gli hanno creato non pochi grattacapi. Parliamo di Donatella Merra a Potenza e Rocco Leone a Matera.
La prima dimessasi da assessore alle Infrastrutture a pochi mesi dalla fine della legislatura, dopo anni di difficile convivenza in giunta col generale di Filiano. Il secondo protagonista di una imbarazzante storia di sessismo (proprio ai danni della “collega” delle Infrastrutture) che lo espose al pubblico ludibrio nazionale dopo che aveva già perso, per altre ragioni, la poltrona della Sanità regionale.
Tra i non eletti in provincia di Potenza, e per soli venti voti di scarto, Donatella Merra si trova in seconda posizione alle spalle del suo ex compagno di giunta Alessandro Galella.
Mentre Rocco Leone, scavalcato per poco più di 300 voti dall’attuale assessore all’Ambiente, sarebbe il naturale successore in Consiglio di Cosimo Latronico, ove mai quest’ultimo conservasse nelle prossime settimane il posto attualmente ricoperto in seno all’esecutivo. Però, c’è il problema dell’ingorgo correntizio, cui facevamo cenno prima: due “fittiani” sarebbero oggettivamente di troppo all’interno di una squadra di governo composta da 5 assessori più il presidente.
Per cui immaginiamo che non sia del tutto peregrina l’idea che Bardi potrebbe avere di scavalcare Leone (così da garantire una sorta di par condicio con la Merra, a sua volta esclusa dai giochi) e nominare assessore esterno il secondo dei non eletti in provincia di Matera: quel Piergiorgio Quarto che in quanto coordinatore regionale di Fdi avrebbe titolo a non rimanere fuori dalla partita, essendo, tra l’altro, uno dei fedelissimi del generale “Signorsì” agli ordini di Roma. A sua volta interessato a circondarsi di sottoposti pronti a scattare sempre e comunque sugli attenti.
In questo modo, a ben vedere, verrebbe tutelato l’equilibro di genere: uomo-donna. Quello territoriale: Potenza-Matera.
E sul piano degli equilibri interni al partito di maggioranza relativa lo stesso sen. Gianni Rosa – uscito politicamente bastonato dalla mancata elezione in prima battuta del suo “pupillo” – avrebbe di che consolarsi con l’ingresso in Consiglio di Alessandro Galella. Che si ritroverebbe seduto di fianco a Michele Napoli. Il quale, stavolta, si è preso la rivincita rispetto a cinque anni fa, quando per pochi voti si posizionò alle spalle di Rosa, all’epoca promosso al ruolo di assessore non eletto.
Come si sarà capito, le nostre sono solo ipotesi, più o meno realistiche, da “toto-giunta” in Regione.
Una sorta di divertissement a beneficio dei lettori della “Nuova”, in attesa di vedere all’opera gli strateghi della maggioranza-macedonia premiata dal voto di domenica e lunedì scorsi.
Prendiamo la Lega: in questo caso, c’è da scommettere sulla voglia matta di Pasquale Pepe di misurarsi nel ruolo di assessore, dopo aver indossato a lungo la fascia di sindaco a Tolve.
Così come non facciamo fatica a credere che, tra le fila di Forza Italia, sarà guerra aperta tra il potentino Franco Cupparo e il materano Michele Casino. Entrambi pronti ad aggrapparsi alle gonne della ministra Casellati per condizionare la scelta di Bardi.
Nella nostra possibile “rosa” di nomi saremmo tentati ad inserire il primo: Cupparo. In specie se Marcello Pittella, della cui astuzia politica non abbiamo mai dubitato, avendolo visto all’opera da vicino per un po’ di anni, deciderà di conservare per sé il ruolo di king maker tra i banchi del Consiglio, assegnando il ruolo di assessore al sindaco di Irsina, Nicola Morea. Così da favorire, con il recupero del primo dei non eletti di Azione in provincia di Matera, un altro primo cittadino a lui particolarmente fedele: Salvatore Cosma di Tursi.
Ripetiamo: sarà pure fanta-politica. Ma in attesa che si cominci a fare sul serio l’unico modo per ingannare il tempo è cimentarsi sul toto-giunta. Sperando, per il bene dei lucani, i cui problemi non possono aspettare, che il “gioco” duri poco.
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