ROMA – Papa Francesco, prima di lasciare Casa Santa Marta, poco prima delle 7 di ieri mattina per intraprendere il 33esimo viaggio internazionale alla volta di Baghdad, si è intrattenuto per alcuni momenti con un gruppo di 12 giovani iracheni accolti dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Cooperativa Auxilium, rifugiatisi in anni recenti in Italia dall’Iraq. Il gruppo era formato da quattro richiedenti asilo ospiti di Mondo Migliore (Youssif Ibrahim, Mohamed, Shwan Lukman, Ali Ahmad) e da Ahmad, Ghaleb e Rami Taha, tre fratelli palestinesi di Bagdad, arrivati in Italia come rifugiati, che da alcuni anni lavorano in Auxilium.
I giovani iracheni erano accompagnati da Angelo Chiorazzo. Il gruppo (del quale ha fatto parte anche una famiglia irachena accolta dalla Comunità di Sant’Egidio, insieme a Daniela Pompei) è stato guidato dal cardinale Elemosiniere Konrad Krajewski. A Santa Marta c’era anche il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, in procinto di partire con il Papa in Iraq.
“Papa Francesco è stato per loro una speranza quanto lo è per noi”, le parole di Angelo Chiorazzo
“L’incontro – spiega Angelo Chiorazzo – è stato emozionante. Abbiamo avuto la gioia di incontrare il Papa in più occasioni, ma ogni volta restiamo tutti stupiti e commossi dalla sua attenzione alle persone, dalla sua semplicità e da quel coraggio pieno di serenità e fiducia che lo rendono un faro per l’umanità intera. Oggi il Papa inizia un viaggio difficile, che molti ritenevano impossibile, e lo fa con la forza disarmata del pellegrino che non si arrende all’odio, alle divisioni e all’ingiustizia. Ma chiede pace e fraternità. Tutti i giovani iracheni che il Papa ha incontrato sono di religione musulmana. Epppure per loro Papa Francesco è una speranza tanto quanto lo è per noi”.
Il ricordo di Ghaleb Taha operatore di Mondo Migliore: “Il Papa ha ascoltato le nostre storie e ognuno di noi gli ha chiesto di portare la pace in Iraq. Ci ha detto che andava in Iraq per quello, che con la pace e il dialogo si vive meglio. E che la ricerca della pace deve coinvolgere tutti”. Ahmed Taha, operatore nelle case famiglia per minori del Protettorato San Giuseppe aggiunge: “Mi sono davvero commosso,
in particolare quando il Papa mi ha risposto che ricordava i nostri due precedenti incontri al Cara di Castelnuovo di Porto e a Fatima, insieme ad Angelo, a padre Enzo Fortunato e alla famiglia palestinese della signora Amin. Il Papa ha aggiunto che è una famiglia che è sempre nel suo cuore”.
Una carezza particolare per Ali Ahmad Tah
Papa Francesco ha riservato una carezza particolare per Ali Ahmad Tah, curdo iracheno della città di Sulaymaniyya, ospite di Mondo Migliore. Alì è fuggito dall’Iraq dopo aver visto il fratello assassinato dall’Isis, ha attraversato la Turchia e in Grecia si è nascosto sul fondo di un camion, ma proprio alla fine del suo viaggio, alle porte di Roma, è scivolato ed è stato travolto. Gli è stata amputata la gamba destra al Policlinico Gemelli e a Mondo Migliore è tornato a sperare e a ricostruire la sua vita.
“Il mio Paese sanguina da troppi anni – dice Youssif Ibrahim Al Tameemi, nato a Bagdad e anche lui ospite di Mondo Migliore –. Il nostro popolo è stanco e lacerato e il viaggio del Papa può aiutare il dialogo. Incontrare Francesco era un mio grande desiderio, ma stamattina temevo che avrei visto una persona
tesa e immersa nelle sue preoccupazioni. Invece è arrivato con tanta semplicità, un grande sorriso per tutti e il desiderio di salutarci senza fretta”. La sorpresa più bella: il Papa ha dato appuntamento al gruppo di giovani iracheni al ritorno dal suo viaggio in Iraq, per raccontargli “le meraviglie che vedrò nel vostro Paese”.