La Schlein, a comando di Conte, e i soliti “pupari” lucani calpestano il Pd di Basilicata: spunta Marrese

Il giorno dopo il passo indietro di Lacerenza, e il nuovo passo avanti di Chiorazzo, il duo Conte-Schlein e i soliti pupari lucani hanno lavorato affinché in questa regione non debba mai cambiare nulla, "confezionando" la candidatura di Marrese
Il giorno dopo il passo indietro di Lacerenza, e il nuovo passo avanti di Chiorazzo, il duo Conte-Schlein e i soliti pupari lucani hanno lavorato affinché in questa regione non debba mai cambiare nulla, “confezionando” la candidatura di Marrese

POTENZA- Dopo l’uscita di scena di Lacerenza e il ritorno in campo di Chiorazzo, i “pupari” del Pd lucano sono tornati all’opera. E la Schlein, invece che prendere decisioni da Roma, senza porsi interrogativi su chi siano i suggeritori interessati in questa vicenda, bene farebbe a mettersi in auto e raggiungere la Basilicata. Dove qualcuno, alle spalle di una intera comunità politica e del futuro di una regione, sta facendo di tutto per preparare una sconfitta che, la sera del 22 aprile, gli consenta di provare di nuovo la scalata alla segreteria regionale del partito. Con un unico obiettivo, naturalmente: tenere libero il campo per costruirsi l’ennesima candidatura blindata al parlamento che sarà. Perché questi signori si credono eterni.

E infatti, grazie ai buoni uffici con il duo Baruffi-Taruffi, nella giornata di ieri, saltato Lacerenza, si è subito messo in tavola un nuovo piatto, ovvero la candidatura del presidente della Provincia di Matera, Piero Marrese.

Alle spalle della direzione regionale del partito. E alle spalle di chiunque non voglia arrendersi a consegnare la Basilicata di nuovo al peggior governo della sua storia. Quello di Vito Bardi.

Ma è esattamente quello che sta accadendo. Perché in questa lunga storia di veti, l’ultimo, quello più inaccettabile che si sta mettendo, è sul futuro stesso della Basilicata. E sulla dignità della direzione regionale del Partito democratico lucano che ieri ha saputo tramite agenzie di una riunione del centrosinistra, “regionale e nazionale”, che ha chiuso sulla candidatura di Marrese, sul quale confluiscono anche M5s, Alleanza Verdi Sinistra, socialisti e Più Europa (lasciando la proposta “aperta ad altre forze civiche dello stesso campo che vorranno aderire”, hanno scritto) senza aver potuto proferire parola. Altro che partito “democratico”. Ridotto a succursale dei desiderata di Conte e dei disegni dei soliti pupari lucani.

«Ancora una volta, Roma decide per la Basilicata», scrive in un post la sindaco di Genzano, Viviana Cervellino.

«Quando la rappresentanza è debole e scarna, non esiste territorio e autonomia. Quando la rappresentanza è pure scarsa – aggiunge – non esiste la politica ma la cieca obbedienza». Ma «la militanza non è questa».

E infatti, nella base del centrosinistra lucano, il fermento, come l’indignazione, sono palpabili. «La giovane segretaria del Pd Elly Schlein – scrive Giovanni Casaletto – ha praticamente deciso per un suicidio di massa in Basilicata. Nel ludibrio di mezza, o forse tutta Italia, nella commedia di un campo né largo né medio tra due simboli con un cerchio sulla scheda ma senza più la gente, ha intimato ai dirigenti locali del Pd: dovete andare a farvi esplodere. Ora bisogna vedere quanti kamikaze, quanti morti e per quanti decenni proseguirà questa diaspora».

E anche quanti, a iniziare da tanti amministratori, vorranno piegarsi ed essere tanti pupazzi a uso e consumo dei soliti noti.

Quelli per cui in questa regione la parola rinnovamento non può esistere.

Altrimenti non esisterebbe anche il loro conto in banca. E la loro bella vita. Semplici amministratori e cittadini a cui dovrebbero guardare i leader nazionali di un partito. E invece, afferma il sindaco di Latronico Fausto De Maria, «a Giuseppe Conte e a Elly Schlein non interessa il futuro della Basilicata, ma il futuro della loro alleanza». «Il Pd regionale dopo aver deliberato, a maggioranza anche qualificata, per ben due volte il sostegno della candidatura di Angelo Chiorazzo di Basilicata Casa Comune, viene annullato dal Pd nazionale». Ma «adesso tocca a noi lucani dare un sussulto d’orgoglio contro i partiti, sia di centrosinistra che di centrodestra, che da Roma pensano di decidere per noi – aggiunge -. Io spero che l’entusiasmo per Angelo Chiorazzo li travolgerà. Questo sarà il vero orgoglio lucano».

Che è cosa diversa dall’alleanza di quei renziani lucani che, senza vergogna, hanno ufficializzato il proprio sostegno a Bardi andandosi a nascondere nella cosiddetta “lista del presidente”. Senza tralasciare le dichiarazioni dello stesso Renzi che ha affermato di sostenere Bardi “perché ha governato bene”.

Confermando di non sapere nulla del giudizio dei lucani su questa amministrazione regionale.

Il tutto, mentre da Azione, che a sua volta, come Chiorazzo, ha subito il veto ordinato da Conte, se è vero che lo stesso Calenda ha dovuto ammettere di non essere riuscito neanche a parlare al telefono con la Schlein, è arrivato il salto della quaglia, con Pittella che, dopo un discutibile audio in cui si è paragonato a un “ebreo deportato”, ha annunciato l’accordo con Bardi. Pur di rimanere in sella. I soliti giochetti, insomma. Sulla pelle dei lucani.

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