La strada da seguire non è quella della privatizzazione

di Paolo Castelluccio*

Il dibattito che il Governo Lega-M5S sulle privatizzazioni ha allargato a macchia d’olio ci riguarda da vicino perché tra le 35mila concessioni nel mirino di Salvini-Di Maio ci sono quelle che in Basilicata riguardano la ricerca idrocarburi, l’energia (eolica e fotovoltaica), l’acqua e quella minerale, solo per fare riferimento alle più rilevanti che rappresentano un business di tutto rispetto. Ma attenzione la strada radicale delle privatizzazioni non è detto porti vantaggi alla nostra Regione e alle nostre popolazioni. La politica non dovrebbe approfittare della drammatica situazione determinata dal crollo del ponte di Genova per affermare uno statalismo di ritorno. Il dramma di Genova ci dice che la commistione fra pubblico e privato è solo fonte di ambiguità. È miope prendersela con le privatizzazioni per interessi di parte. Il problema piuttosto per quanto ci riguarda è come fare perché petrolio, gas, acqua che sono un nostro patrimonio non si risolvano nel classico piatto di lenticchie. Eppure la giunta di centrosinistra nel corso degli anni ha tentato di affrontare questo tema attraverso la cosiddetta governance di settore ma i risultati sono deludenti. Si pensi al tentativo naufragato nonostante i Governi “amici” di centrosinistra (Renzi e Gentiloni) di regionalizzare l’Eipli, alla gestione di Acquedotto Lucano per non parlare del Consorzio unico di Bonifica, sul fronte dell’acqua, e all’esperienza fallimentare della Società Energetica Lucana sul fronte energia. Le parole di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione in riferimento al monitoraggio sulle concessioni, non solo autostradali, ci illuminano, riferendo che lui per primo incontra resistenze e fatica a ottenere le carte. Ma – come dice Cantone – “il quadro è chiaro: s’è stratificato un inaccettabile livello di appropriazione di beni pubblici. Un buco nero in un campo cruciale della vita democratica”. Ciò accade perché “il sistema Paese è inadeguato perchè nessuno controlla e ci si affida al fato, salvo scatenarsi, dopo una tragedia, in un’inammissibile fuga dalle responsabilità. È sconvolgente”. E ancora: ”servono regole chiare. L’ambiguità sulle competenze è disastrosa: tutti si sentono autorizzati a non fare niente”. Non è la privatizzazione la strada da seguire. Serve una vera intesa Regione-Stato-società concessionarie che non si limiti all’erogazione di royalties.

*Consigliere regionale