PESCOPAGANO – Quando è stato sentito (in qualità di confinante della vittima) per la prima volta dai carabinieri, una settimana dopo l’efferato delitto di Pescopagano, ha detto di conoscere appena il dottor Pucillo e di averci parlato soltanto una volta, nel lontano 2006, quando si era rivolto al medico per un problema ai denti. Poi, lo scorso 28 aprile, quando si è reso conto che ormai gli inquirenti si stavano avvicinando a grandi passi verso un’altra verità, è crollato. Dopo essere stato nuovamente convocato e sentito dai carabinieri ed essersi sottoposto al prelievo di un campione di Dna, ha chiesto di poter rendere dichiarazioni spontanee e si è liberato di quel peso, un macigno diventato ormai insostenibile.
Si è arrivati così, una settimana fa, al fermo di Giovanni Battista Errico, il 41enne di Pescopagano in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi per aver ucciso con tre colpi di fucile, lo scorso 21 marzo, il dottor Lorenzo Pucillo, 70 anni, medico sociale del Picerno Calcio, al culmine dell’ennesimo litigio per lo sconfinamento delle podoliche della vittima nei terreni che gestiva. Questa la prima delle tre confessioni rese dall’indagato davanti agli inquirenti e riportata all’interno dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip del tribunale di Potenza, Salvatore Pignata, dopo l’udienza di convalida del fermo che si è svolta martedì mattina nel carcere del capoluogo lucano: “Dopo tante volte che l’ho avvisato che le mucche non potevano andare nei terreni lui continuava a fare sempre orecchie da mercante e poi è successo quello che è successo, l’ho sparato”. All’uomo vengono contestate le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi.
(Ulteriori particolari sull’edizione odierna de “La Nuova del Sud”)