Omicidio Rapolla, il pm chiede 24 anni per l’unico imputato

POTENZA – Ventiquattro anni di reclusione: questa la richiesta di condanna avanzata davanti alla Corte d’Assise di Potenza dal pubblico ministero Vincenzo Montemurro nei confronti di Donato Antonio Acucella, il 38enne di Rapolla reo confesso dell’omicidio di Pasquale Grosso, il 51enne pregiudicato ucciso l’8 ottobre del 2020 a Rapolla. Il pm ha parlato di un delitto efferato, con il giovane che aveva sparato nei confronti di Grosso otto colpi di pistola con una calibro 765: arma che sarebbe stata acquistata nelle settimane precedenti il delitto. Contestata all’imputato anche l’aggravante della premeditazione, per il pm in ogni caso equivalente alle attenuanti generiche concesse ad Acucella per la collaborazione durante le indagini, con il 38enne che aveva confessato subito di aver ammazzato Grosso.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i vecchi rancori tra Acucella e Grosso (il 51enne aveva ucciso nel luglio del 2003 lo zio di Acucella sempre a Rapolla ed aveva da poco finito di scontare la sua pena), sarebbero riemersi nelle settimane precedenti il delitto, quando i due avrebbero discusso animatamente almeno in un paio di occasioni. E’ stata
quella, secondo la procura, la miccia che avrebbe acceso il fuoco della vendetta nell’animo di Acucella. Lo scorso 8 ottobre i due si erano incontrati, forse per caso, o forse no. Pasquale Grosso era passato nei pressi dell’abitazione di Donato Antonio Acucella, in vico Umberto I in sella alla sua bicicletta con pedalata assistita: forse uno sguardo, una parola di troppo e in pochi secondi il 38enne aveva iniziato a sparare. Acucella era poi rientrato in casa, dove pochi minuti dopo i carabinieri lo avevano fermato e portato subito in caserma, a Melfi, dove il giovane aveva ammesso le sue responsabilità, precisando di sentirsi minacciato da Grosso nell’ultimo periodo. Circostanza che non ha trovato nessun riscontro investigativo o processuale, ha precisato il pm Montemurro durante la sua requisitoria. Al momento dell’agguato, peraltro, Pasquale Grosso era disarmato. “Il reiterato atteggiamento di sfida del Grosso nei suoi confronti – ha evidenziato il pm Montemurro – non è negli atti se non per confessione di Acucella. Aldilà se le minacce ci siano state, sul luogo del delitto noi abbiamo trovato un uomo disarmato. Di conseguenza l’eventuale ulteriore minaccia percepita in quel momento da Acucella non era reale”. La sentenza è attesa al termine dell’udienza già fissata per il prossimo 24 maggio.