RIONERO IN V. – Il gup del tribunale di Potenza, Ida Iura, ha rinviato a giudizio 13 persone al termine dell’udienza preliminare del processo relativa all’inchiesta denominata “Il grido dell’Ade” e riguardante una serie di appalti banditi negli anni scorsi dal Comune di Rionero che avrebbero avvantaggiato un gruppo di società riconducibili all’imprenditore Emilio Aiuola, 65 anni. I reati contestati, a vario titolo, vanno dalla corruzione alla concussione, dalla turbata libertà degli incanti alla soppressione di cadavere.
Attraverso una rete di connivenze e complicità all’interno del Comune, secondo la ricostruzione dell’accusa – il gruppo di società riconducibili ad Aiuola, avrebbe conseguito il monopolio nel settore degli appalti pubblici comunali e nella gestione del cimitero comunale, ottenendo lavori per oltre due milioni di euro, ai quali, sempre secondo la ricostruzione della procura del capoluogo lucano, vanno aggiunti i guadagni illeciti ottenuti attraverso la vendita di loculi, ceduti “a nero” con prezzi che arrivavano a toccare anche i 5mila euro (ovvero il triplo rispetto al prezzo per la concessione trentennale dei loculi fissato dal Comune di Rionero in Vulture), e l’ulteriore indotto rappresentato dalla vendita di servizi funerari da parte di imprese intestate a familiari o presunti prestanome di Aiuola.
Per tre persone, ovvero il funzionario comunale Angelo Napolitano, Carmela Aiuola (figlia di Emilio e titolare di un’agenzia di onoranze funebri) e Angela Vaccaro il gup ha disposto lo stralcio: nei loro confronti non si è potuta esprimere a causa di un difetto di notifica. A procedere per queste tre posizioni sarà ora un altro gup. Oltre ad Emilio Aiuola vanno, invece, a processo, tra gli altri, l’allora responsabile dell’Ufficio Vivibilità del Comune di Rionero, Lorenzo Di Lucchio, il suo predecessore presso lo stesso ufficio, Amedeo Colangelo e l’allora funzionario comunale, Nicola Cratere. Per due capi di imputazione, inoltre, il gup ha dichiarato l’incompetenza territoriale, trasmettendo gli atti al tribunale di Foggia, dal momento che si trattava di presunti reati consumati in territorio di Orta Nova. La vicenda più inquietante che era emersa dall’inchiesta della procura di Potenza sul mercimonio di loculi al cimitero di Rionero in Vulture è senza dubbio la pratica della traslazione dei resti di alcune salme in vere e proprie “fosse comuni” per liberare dei loculi e rivenderli ad ignari cittadini che, colti di sorpresa da un lutto familiare, avevano necessità di assicurare una degna sepoltura al loro congiunto. Di qui l’accusa di soppressione di cadavere. Operazioni che, secondo l’accusa, Emilio Aiuola (all’epoca custode del cimitero), anche su input e con la complicità di alcuni funzionari comunali, avrebbe imposto ai suoi più stretti collaboratori all’interno del camposanto. La prima udienza del processo è stata fissata per il 6 maggio 2021.