POTENZA – E’ il 12 marzo 2014: nel primo pomeriggio al Cova di Viggiano inizia a suonare l’allarme gas. Tutti i lavoratori vengono invitati ad uscire e scattano le misure di sicurezza previste in questi casi. Diverse maestranze accusano però un malessere, faticano a respirare, vomitano e avvertono una sensazione di smarrimento per aver inalato quantità eccessive di acido solfidrico. Alcuni dei lavoratori sono stati sentiti ieri in tribunale come testimoni alla ripresa del processo “Petrolgate”. Pur spezzettando il racconto con diversi “non ricordo”, davanti ai giudici del tribunale di Potenza hanno confermato le dichiarazioni rese ai carabinieri del Noe all’epoca delle indagini. La prima ad essere ascoltata è stata una guardia giurata che lavorava nel perimetro esterno al Cova, Gelsomina Di Pierri: “Sono rimasta senza fiato, mi girava la testa e avevo la nausea” ha detto confermando quanto dichiarato all’epoca dei fatti, poi ho lanciato l’allarme via radio ai miei colleghi per farmi accompagnare alla postazione del 118. Non ho avviato la pratica di infortunio perché all’epoca avevo un contratto a tempo determinato e temevo di perdere il lavoro”, ha poi precisato la testimone.
Approfondimenti sull’edizione cartacea de “La Nuova del Sud”
di Fabrizio Di Vito