Rinchiuso nel cofano dell’auto con un casco in testa, picchiato a sangue e portato in un luogo isolato dopo i continui ritardi nel pagamento di un debito di droga di 1.500 euro. Sono le ore da incubo vissute nell’aprile del 2018 da uno dei pusher che si riforniva di stupefacenti dal gruppo capeggiato, secondo la Dda di Potenza, da Angelo Calvello, sgominato nei giorni scorsi con una raffica di arresti e perquisizioni.

L’episodio viene raccontato dal gip Ida Iura nell’ordinanza di custodia cautelare (lunedì erano scattate 37 misure in tutto, otto persone in carcere, 15 ai domiciliari e altre 14 sottoposte all’obbligo di dimora) ed è sicuramente tra quelli dove i presunti affiliati al sodalizio criminale hanno dato sfogo a tutta la loro violenza. Per il gip non ci sono dubbi, si è trattato di un sequestro di persona a scopo di estorsione, ma non aggravato dal metodo mafioso come invece aveva chiesto l’Antimafia del capoluogo lucano. Le spedizioni punitive, tuttavia, a volte si spingevano anche oltre i problemi “operativi” legati alle attività di spaccio, andando a interessare questioni molto più vicine alla sfera intima. E così un uomo di circa 40 anni sarebbe rimasto vittima di una vera e propria aggressione perché intratteneva una relazione sentimentale con l’ex fidanzata di un soggetto ritenuto molto vicino a uno degli arrestati. “….Ti dovevo dire solo che dobbiamo sfasciare il mondo tieniti pronto…si vede con uno a Stigliano…non riusciamo a trovarlo, dobbiamo cercare di vedere chi è questo…”.
(maggiori dettagli nell’edizione della Nuova del Sud in edicola oggi, giovedì 17 settembre)