POTENZA- Per 22 ore hanno setacciato a tappeto l’area del “ponte del diavolo” per individuare i dispersi, profondendo il massimo sforzo. Tecnici e volontari del soccorso alpino Pollino-Basilicata, coordinati dal capo stazione Attilio Palumbo, non si sono mai fermati. Dieci le vittime, undici i feriti, tra cui una bambina che verserebbe in condizioni gravi. Anche il Papa nelle ultime ore ha espresso vicinanza ai familiari. Sul caso del Raganello la procura della Repubblica di Castrovillari ha aperto un fascicolo contro ignoti ipotizzando i reati di omicidio colposo, lesioni colpose, inondazione e omissione d’atti d’ufficio. Ma, al momento, non è stata disposta l’autopsia sui corpi delle vittime. I corpi, comunque, presentano i traumi tipici del trascinamento in acqua. Intanto Palumbo, al rientro da Civita, fa il punto sui soccorsi eseguiti, provando a spiegare le ragioni di una tragedia che secondo il capo Dipartimento della protezione civile, Angelo Borrelli, si poteva prevedere. Qualche dubbio invece, ospite negli studi della Nuova, lo ha sollevato a tal proposito lo stesso capo stazione del soccorso alpino Pollino-Basilicata.
Anche il soccorso alpino Basilicata ha partecipato alle operazioni di ricerca a Civita nella gola del Raganello. Quali sono le ultime notizie?
“Abbiamo sospeso le ricerche martedì perché i dispersi sono stati localizzati in tutt’altra zona. Tutte le persone che mancavano all’appello sono state individuate e soccorse”.
Lei è appena tornato dal Pollino. Qual è lo scenario che si è trovato di fronte?
“Appena siamo arrivati lunedì sera il fiume aveva ancora una portata considerevole. C’erano da recuperare tutte le persone che man mano venivano localizzate. E purtroppo abbiamo recuperato anche dei corpi. Abbiamo condotto delle ricerche e trovato alcune persone anche a 8 chilometri di distanza rispetto al punto della tragedia”.
L’intervista integrale sull’edizione cartacea de “La Nuova del Sud”
di Mara Risola
di Michelangelo Russo