Potenza, case all’asta assegnate ai suoi familiari: curatore fallimentare ai domiciliari

POTENZA – Quattro misure cautelari e il sequestro preventivo di tre appartamenti: questo il bilancio di un’operazione coordinata dalla procura di Potenza relativa alla procedura fallimentare della società “Padula Giuseppe Antonio” attiva nel settore delle costruzioni. Il curatore fallimentare, l’avvocato Fernando Nicola Molinari e il geometra Vito Rocco Molinari, consulente tecnico incaricato per la stima degli immobili finiti all’asta, sono finiti agli arresti domiciliari con le accuse, a vario titolo, di interesse privato del curatore negli atti del fallimento e falso in perizia.

Per due collaboratrici (all’epoca dei fatti) dello studio legale Molinari, le avvocate Carmen Pica (designata quale professionista delegata) e Rosa Miraglia (aggiudicataria per sè o per persona da nominare degli immobili oggetto dell’indagine), è invece scattato il divieto di dimora a Potenza. Le misure cautelari e reali disposte dal gip del tribunale di Potenza, su richiesta della procura, sono state eseguite dalla Squadra Mobile del capoluogo. Destinatari del sequestro preventivo dei tre appartamenti situati in viale Marconi, la moglie e i figli di Fernando Nicola Molinari che si erano aggiudicati gli immobili a prezzi stracciati, compresi tra i 40 e i 50mila euro, quotazioni nettamente inferiori a quelle effettuate sia prima del trasferimento che da un altro perito e che si aggiravano intorno ai 170mila euro per unità immobiliare. L’indagine è partita dalla segnalazione di alcune anomalie in ordine all’aggiudicazione di due appartamenti ubicati in viale Marconi, a Potenza, messi all’asta nell’ambito della procedura fallimentare. In particolare, a seguito di accertamenti presso l’Agenzia delle Entrate, era emerso che i due immobili, a seguito di vendita senza incanto, erano stati acquistati dalla moglie legalmente separata di Fernando Nicola Molinari, curatore fallimentare della procedura. Nonostante i due coniugi fossero legalmente separati, dalle indagini svolte dalla Squadra Mobile risultava, a livello di gravità indiziaria, che gli stessi, al di là della formale separazione, avevano mantenuto un concreto rapporto di convivenza. Gli ulteriori approfondimenti investigativi hanno poi fatto emergere la presenza di un terzo appartamento, sempre in viale Marconi, aggiudicato ai figli del curatore fallimentare. Secondo l’accusa gli immobili erano stati assegnati ai familiari di Fernando Nicola Molinari. L’acquisizione e il successivo esame del fascicolo del procedimento fallimentare oggetto di indagine ha portato alla luce le modalità attraverso le quali si era arrivata all’aggiudicazione dei tre appartamenti a persone appartenenti al nucleo familiare del curatore. La procura fissa tre punti: il coinvolgimento nelle varie fasi della procedura di soggetti tutti riconducibili allo studio professionale dell’avvocato Fernando Nicola Molinari, a cominciare dall’avvocata Carmen Pica in qualità di professionista delegata alla vendita che avrebbe materialmente proceduto alla vendita senza incanto; la perizia redatta dal geometra Vito Rocco Molinari sui due immobili stimati ad un prezzo nettamente inferiore rispetto al valore di mercato; il ruolo dell’altra collaboratrice, l’avvocata Rosa Miraglia che si era aggiudicata per persone da nominare i cespiti designando successivamente quali beneficiari del contratto di vendita i familiari di Molinari. Per quanto riguarda gli immobili aggiudicati all’asta alla moglie del curatore fallimentare, il geometra Vito Rocco Molinari (poi nominato Ctu per la stima degli immobili) era stato segnalato al giudice delegato al fallimento dal curatore fallimentare quale professionista disposto a “rinunciare alla liquidazione” per aver ottenuto precedenti incarichi nell’ambito della stessa procedura fallimentare. Lo stesso curatore fallimentare avrebbe poi chiesto ed ottenuto la nomina di una delle sue due collaboratrici come professionista delegato alla vendita, sempre in ragione della loro “acquisita disponibilità a non chiedere alcun compenso per tale attività (tranne le spese vive)”, motivando la richiesta “per evitare oneri a carico della massa dei creditori, soprattutto in considerazione delle esose richieste da parte di altri legali, e di poter proseguire nel programma di chiusura di tale fallimento dalle notorie vicissitudini e difficoltà”. Si arriva così al maggio del 2021, quando il geometra Vito Rocco Molinari deposita la perizia di stima degli appartamenti, evidenziando la presenza di difformità edilizie “non sanabili”, dichiarando, pertanto, che l’eventuale vendita doveva essere effettuata come locali di sgombero e non come abitazioni di tipo civile. Passaggio che ha determinato un abbattimento del prezzo di stima degli immobili rispetto a quello stabilito da una perizia redatta da un altro consulente nel lontano 2005, il quale, aveva ritenuto “sanabili” le stesse irregolarità riscontrate. A seguito delle procedure di gara che si erano svolte sempre nel corso del 2021, i tre immobili erano stati venduti a prezzi compresi tra i 40.000 e i 50.000 euro, meno di un terzo rispetto ai 170mila euro stimati nel 2005. Secondo la ricostruzione accusatoria, l’avvocato Molinari sarebbe stato il “dominus” dell’intera procedura fallimentare con l’obiettivo di perseguire “interessi privatistici, riconducibili alla sua sfera familiare”. La procura evidenzia come le indagini siano ancora in corso e pertanto nei confronti degli indagati vie la presunzione di innocenza fino all’eventuale sent