POTENZA- Il rischio è che si vengano a creare – in vista del voto delle regionali – le condizioni adatte per una una balcanizzazione delle elezioni stesse. O per lo meno delle modalità di accesso alle candidature. Una disgregazione, una polverizzazione di quelle piattaforme politiche che, a cadenza quinquennale, convolano a nozze in matrimoni politici di convenienza: le coalizioni. Compagini politiche multiple unite dall’intento di ottenere quanti più voti è possibile, preferenze che allo spoglio delle urne si tramuteranno poi in seggi in Consiglio regionale. Ma in questo caso la solidità- seppure di circostanza- delle aggregazioni di liste civiche, partiti e movimenti vari che nelle passate tornate elettorali hanno polarizzato la competizione in due, massimo tre gruppi di sigle contrapposte, ad oggi in vista delle regionali 2019 rischia di venire meno. La prospettiva che sta prendendo sempre più piede infatti, è esattamente opposta. Se un tempo era la spinta centripeta a spronare i partiti a fare sintesi sotto l’ombrello di un candidato forte alla presidenza, oggi sono le forze centrifughe ad animare le strategie politiche e il marketing delle candidature. Messe in piedi ed immaginate dai vari aspiranti consiglieri e presidenti.
Approfondimenti sull’edizione cartacea de “La Nuova del Sud”
di Mara Risola