POTENZA- Tempo scaduto per il centrosinistra lucano. Ultimo rintocco per quella che, fino a qualche mese fa, era la maggiore forza politica in Basilicata. Il Partito democratico regionale infatti, con l’esito delle elezioni della scorsa domenica, ha perso la gestione del potere. Consegnando la regione, una delle ultime roccaforti della sinistra a livello nazionale, nelle mani del centrodestra. Basilicata da sempre annoverata tra le zone rosse d’Italia. Fortino del blocco dei partiti di centrosinistra dalla Seconda Repubblica fino alla Terza di oggi. Pd, Ds, Pds, Psi, ma anche Dc e la Margherita, Sinistra Italiana, Socialisti, Partito Comunista. Un feudo rosso che oggi, con una metamorfosi elettorale, diventa azzurro. E di un azzurro così inteso che a volte sembra quasi di vederci dentro anche qualche striatura di colore verde. Per la prima volta e con una eco nazionale mai vista per la Basilicata, il centrodestra -dopo decenni vissuti nella culla dell’opposizione- si sveglia dal lungo sonno e conquista il massimo ente regionale, Sancendo la fine di un’era e l’inizio di una nuova fase per la regione, guidata adesso dal governo del generale Vito Bardi, il nuovo governatore lucano. Il “generale presidente” che è riuscito nell’impresa di battere l’esercito del “gladiatore” e sancire così la debacle del centrosinistra. Un dato confermato non solo dai numeri e dalle percentuali. Per comprendere il portato della Caporetto della sinistra lucana basta guardare il quadretto degli eletti in Consiglio regionale. Da un esercito di 7 liste a sostegno di Carlo Trerotola i sopravvissuti sono solo 4, più il candidato presidente. Marcello Pittella, Roberto Cifarelli, Luca Braia e Mario Polese (la cui elezione resta ancora appesa al filo dell’incognita a causa della segnalazione che i referenti della lista dei Progressisti per la Basilicata hanno presentato alla Corte d’Appello per ri vendicare il seggio in favore del più votato della lista degli speranziani, sottraendolo appunto al segretario del Pd lucano).
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di Mara Risola