POTENZA – Consigliere Pace, parliamo di legge elettorale. Ancora una volta, come è giusto e normale che sia, le persone si dividono tra entusiasti e detrattori, nonostante siano state introdotte all’interno alcune modifiche richieste da tutte le parti politiche e sociali come: abolizione del listino, quote rosa, ecc. Perché secondo te questa legge elettorale non piace a tutti?
Perché la legge elettorale rappresenta le regole del gioco e non il gioco. Le nuove regole del gioco hanno, all’interno, alcuni principi e sono principi corretti, richiesti e avvertiti dai cittadini. Per quanto riguarda l’abolizione del listino io non ero pregiudizialmente contrario, qualora venga utilizzato secondo la sua natura di introdurre all’interno del Consiglio Regionale uomini e donne di particolare capacità e di particolare rilievo, che possano conferire qualità al consiglio anche nella sua elaborazione legislativa, ma che non si devono misurare sul proporzionale. In secondo luogo, il tema della preferenza di genere. Pur non essendo acritico rispetto ad un provvedimento che deve condizionare la presenza femminile all’interno delle istituzioni, è evidente che un Consiglio composto da soli uomini è una diminutio della rappresentatività e sensibilità necessaria in un’assemblea legislativa che deve rappresentare uno spaccato più ampio possibile della società lucana. Non enfatizzerei, dunque, il tema della legge elettorale, che ci consente di giocare una partita, che rappresenta le regole del gioco; fatte, però, alla fine della legislatura e questo rappresenta un primo momento di ambiguità. Una legge elettorale, fra l’altro, di fine-legislatura, votata da poche persone e non dal Consiglio intero da’ l’impressione di un provvedimento di parte. E le regole del gioco non sono mai di parte, per cui quel provvedimento meritava una discussione più ampia e una partecipazione più ampia della società civile. Detto questo, nel merito, la legge elettorale raccoglie principi positivi quali l’abolizione del listino e la preferenza di genere: pertanto è un passo in avanti. Questa è una legislatura che, in Parlamento, definiremmo “costituente”. Dopo 40 anni lo statuto è stato modificato, così come la legge elettorale. Quindi c’è un avanzamento della modernità di questa Regione, fino al punto che io ho definito, anche con un po’ di ironia, una legislatura “ricostituente” poiché ha rinnovato lo statuto e la legge elettorale, riformando la governance e l’architettura istituzionale. Tutte azioni, queste, che hanno attribuito a questa legislatura una natura propositiva e dinamica. A questo va aggiunta la riforma sanitaria, materia che, da troppi anni, non si toccava e una rinnovata attenzione infrastrutturale: penso all’Oraziana, alla Bradanica, al Freccia Rossa, ai lavori sulla Potenza-Melfi, ecc. Questa legislatura lascia dei segni istituzionalmente forti, che vanno discussi nel merito e sui quali le forze politiche, di ogni estrazione, dovrebbero costruire la programmazione dei prossimi anni. Pur nelle differenze legittime di posizione e di valutazione non può essere un fatto giudiziario a gettare ombre su 5 anni di lavoro e su di una Regione intera. La Basilicata non è terra di malaffare: chi vuole far passare questo messaggio, strumentalizzandone gli effetti, vuole male a questa terra. La politica può volare più alto”.
L’intervista integrale sull’edizione cartacea de “La Nuova del Sud”