Regione, quelle irrituali (e inopportune) pressioni per entrare in giunta

POTENZA- Mai prima di queste ultime settimane si era visto qualcosa del genere. Mai. E l’ultima conferma in tal senso è arrivata nella giornata di sabato quando, nel pieno delle 48 ore decisive per il varo della giunta Bardi, la prima di centrodestra nella storia della Regione Basilicata, le cosiddette parti datoriali lucane, dal cartello Pensiamo Basilicata a Confindustria passando anche per l’associazione degli agricoltori Coldiretti, hanno pensato di chiamare addirittura ”a rapporto” la Lega, con il commissario regionale Liuni e il senatore Pepe, rea di non aver mantenuto fede a un “impegno” pre-elettorale, ovvero quello di una presenza in giunta degli imprenditori lucani. Volevano Paolo Laguardia. Ma anche Piergiorgio Quarto. E invece nella giunta Bardi non ci sarà nessuno dei due. Perché, come dicevamo, l’irritualità di quanto accaduto dalla vittoria di Bardi in poi, ha pesato eccome. Dalle manifestazioni all’aperto a quelle al chiuso. Prove di forza, o presunte tali, con le quali qualcuno immaginava di esercitare pressioni. Dimenticando due elementi, però. Il primo: al di là di impegni preelettorali, veri o presunti, la composizione della giunta è una prerogativa del governatore Bardi che, per quanto leale ai partiti della coalizione che lo hanno scelto e ne hanno sostenuto la candidatura, potrebbe anche non aver gradito l’azione, in più momenti scomposta, di chi avrebbe voluto entrare a far parte della sua giunta pensando che bastasse qualche benedizione partitica. La seconda: la storia non si cancella. Anche se governatore è diventato un lucano che, per la sua carriera, ha vissuto poco la Basilicata e poche, beato lui, ne ha dovute vedere negli ultimi anni. E anche se a guidare la Lega, in un momento particolare della storia del partito al Sud, è arrivato un piemontese che sa meno dello stesso Bardi. E a cui, evidentemente, non gliele raccontano proprio tutte.

 

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