Sanità, al San Carlo si litiga. E i pazienti intanto emigrano

POTENZA – Le vicende che si sono consumate nell’ospedale “San Carlo” tra la dirigenza Dipartimentale e la direzione strategica hanno assunto aspetti paradossali, quando anche la politica, con l’assessore, è scesa in campo non per segnalare, indicare percorsi, ma per chiedere in punta di piedi un abbassamento dei toni. In tutta questa vicenda il grande assente continua ad essere il paziente, con i suoi bisogni spesso calpestati dalla burocrazia, dall’errata allocazione delle risorse, dalla disorganizzazione dilagante. L’ospedale “San Carlo”, già in perenne difficoltà per la mancanza di visione strategica, sia dei direttori che si sono alternati, sia della dirigenza diffusa interna al nosocomio, trova il suo punto di svolta negativo nell’accorpamento voluto dalla legge 12, promossa dal governatore Pittella, che di fatto coniuga debolezze e mina dalle fondamenta un radicale e netto cambiamento dell’ospedale nella direzione della grande Azienda, che dovrebbe essere, attrattiva, efficiente, con un’organizzazione capillare e in grado di rispondere qualitativamente e quantitativamente ai crescenti bisogni di salute della comunità. Eppure, durante l’approvazione di quello scellerato provvedimento nessuna voce si è alzata all’interno dell’ospedale a tutela di prerogative vitali per la sopravvivenza dello stesso. Si è alzata ora quando un direttore generale estraneo al contesto, se vogliamo un po’ burbero e poco incline al dialogo, avendo maturato un giudizio piuttosto impietoso sull’organizzazione dell’ospedale e sulle capacità della dirigenza, ha deciso di fare da sè e ha toccato, per rispondere alle esigenze delle liste d’attesa, alcuni interessi consolidati.

 

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