Se fossi Marcello Pittella

di Donato Paolo Salvatore

Sono amareggiato, arrabbiato, mi sento braccato, vittima designata di un ceto politico ipocrita che ancora una volta si prepara ad eternizzare se stesso, nascondendosi con vilta’ e mediocrita’ dietro la mia vicenda politica e giudiziaria, e che trama per la mia successione proprio nei caminetti che nel 2013 avevo spento e mandato in soffitta. Avrei dovuto fare di piu nel rappresentare la domanda politica di forte cambiamento che si avvertiva nel 2013 verso una politica che oramai costruiva solo organigrammi e filiere organizzate prive di passione civile ,palesemente inadeguata ad interpretare bisogni e speranze di questa regione. Non puo’ pero’ la sola vicenda giudiziaria in corso ,che spero presto possa ridarmi serenita’ ed agibilita’ piena , ad indicare la sola cifra del mio impegno politico ed istituzionale di questi anni. Chi pensa questo e’ in malafede e non e’ mio amico. Certo ho commesso un errore nel trascinare a lungo la esperienza degli assessori esterni ; ho indugiato troppo , in un intento di pacificazione interna , nel recupero politico di tanti che mi avevano osteggiato e trascurato invece chi mi aveva sostenuto. Avrei dovuto con maggio forza e determinazione favorire l’ingresso di nuove competenze e di freschezza amministrativa alla guida di enti ed aziende riconducibili alla spesa pubblica regionale . L’affanno della quotidianita’ ha sopravanzato l’attenzione che era dovuta alla macchina amministrativa regionale ed alle sue risorse umane e di questo me ne dolgo molto ; sono state mortificate cosi capacita’ e iniziativa, competenze e senso di appartenenza . Pago, inoltre , la opacita’ e il progressivo svuotamento della funzione di stimolo e di iniziativa del mio Partito. Ma vi assicuro che ho lavorato come non mai per difendere la mia Regione, ho ascoltato i suoi bisogni quotidianamente e l’ho fatto in maniera viscerale , ho realizzato importanti risultati e difeso la sua coesione territoriale , sociale e politica come argine ai devastanti fenomeni che stanno interessando tutto il Mezzogiorno . Le iniziative assunte in difesa del territorio e delle sue popolazioni , la incessante interlocuzione con il governo hanno consentito di acquisire risorse e di destinarle allo sviluppo delle imprese ed alla difesa dei piu deboli anticipando in tal senso persino iniziative del governo stesso. Certo il necessario e’ sempre preferibile al possibile, ma vi assicuro che mi sono battuto per il necessario ed ho realizzato il possibile. Avrei voluto e probabilmente dovuto candidarmi al Parlamento , favorire cosi’ il ricambio generazionale e contribuire a rendere meno pesante la sconfitta del 4 marzo u.s. e a svolgere con altra funzione la battaglia per difendere la mia Regione ed i suoi cittadini a cui rinnovo il mio amore profondo . Cosi non e’ stato , avrei dovuto osare e non esitare . Ho maturato nelle settimane scorse un passo importante per non essere di ostacolo alla coalizione anche se avevo ed ho voglia di misurarmi ancora con il consenso. Colgo l’occasione per esprimere gratitudine e affetto verso i tanti che avevano manifestato il sostegno alla mia ricandidatura a Presidente. . Una legislatura puo’ concludersi in tanti modi , il peggiore e’ far coincidere la crisi del Pd con la crisi delle proprie funzioni di governo oramai paralizzate o mal esercitate da tempo . Quando il Pd fa coincidere le proprie insufficienze con le rilevanti funzioni di governo fa disastri. Ma non tutto e’ perduto. Si rilanci, il protagonismo dei territori e delle municipalita’ con una nuova idea di Regione nella quale il futuro non sia una incognita ma una speranza, rilanciando altresi le ragioni di un centrosinistra fuori traccia da tempo e battere una destra sottotraccia e camuffata da trasformismi indecenti. Si sappia guardare alla enorme risorsa democratica rappresentata dal civismo e l’unico civismo che ho conosciuto e riconosciuto in questi anni e’ quello che ha vissuto e vive in trincea quotidianamente fra domanda incessante di aiuto e pochezza di mezzi , quella degli amministratori locali , dell’associazionismo , delle imprese , del volontariato . Fra questi quelli o quello che piu’ si sono distinti per autorevolezza politica ed istituzionale , per freschezza di idee e capacita realizzative, per autonomia di giudizio e capacita di relazioni istituzionali ,si scelga la nuova guida della coalizione . Si recuperi il pluralismo della coalizione, non della soldataglia ieri giustizialista e oggi cinicamente garantista e disinvolta . Si rilanci una funzione nuova del partito promuovendo una nuova classe dirigente a cui occorre chiedere uno sforzo straordinario in difesa della coesione territoriale e sociale della nostra Comunita’ Regionale ,per forgiarsi oggi nelle temperie della imminente vicenda elettorale e per proporsi domani alla sua guida . Con i miei limiti e i miei difetti,con la generosita’ che mi e’ propria ,con il mio lavoro di ascolto quotidiano, io sono pronto ad essere, nel mio Partito, ancora protagonista attivo ed al servizio di un nuovo inizio ,di una nuova stagione di crescita e di sviluppo.” Questo, se fossi Marcello Pittella ma non lo sono ….e torno allora ai miei libri, ai miei affetti , ai miei amici piu cari , le mie oasi in un deserto di passione civile e politica non senza qualche suggerimento al mio amico e compagno Marcello ; sia ancora protagonista positivo seppur con diverse funzioni e ruoli istituzionali. Le funzioni di guida rivendicate, ottenute, ed esercitate verso una comunita’ politica o una comunita’ civile non cessano con la modifica dei ruoli , soprattutto quando si ha la consapevolezza di averle servite entrambe , fra limiti e contraddizioni , con generosita’ ed spirito di servizio . A tal proposito gli faro’ omaggio di un libricino uscito di recente e scritto da Giannrico Carofiglio. (Ex Magistrato ed ex Senatore ) : ”Con i piedi nel fango .Conversazioni su politica e verita’.” che reca in quarta di copertina ” La politica e’ fare i conti con le cose come sono davvero : cioe’ spesso non belle e non pulite. Bisogna entrare nel fango, a volte,per aiutare gli altri a uscirne. Perche’ l’avvenire appartiene ai non disillusi.