POTENZA – Lo hanno chiamato “Sfide” non a caso. Perché anche fare sport in questa regione è diventato terribilmente difficile. Mancano le infrastrutture. Le risorse. E con il tempo, il rischio è che vengano meno anche la forza e la voglia di andare avanti. In verità, per tante realtà, è già stato così.
Ecco perché ha fatto impressione, soltanto qualche giorno fa, vedere il PalaPergola di Potenza pieno come non mai per l’evento della Fondazione Potenza Futura. Con quasi 2mila persone che, in alcuni casi, a causa del traffico in tilt, hanno faticato finanche a raggiungere la struttura.
Non è stato un incontro qualsiasi.
E non lo è stato anche per le parole con le quali il presidente del Potenza calcio, Donato Macchia, ha concluso la serata. L’unico momento nel quale non è mancato un riferimento alla politica. Perché quella piscina olimpionica annunciata in piena campagna elettorale fa acqua da tutte le parti. E sa di presa in giro per chi, da anni, per coltivare un sogno chiamato pallanuoto, è costretto addirittura ad andare a giocare a Napoli. È il caso della Basilicata Nuoto 2000.
Ed è proprio a Urgesi, anima di questa avventura sportiva, che Macchia si è rivolto dal palco. «Caro Roberto, lasciatelo dire, è una grande vergogna che quell’annuncio sia arrivato magicamente in piena campagna elettorale. A un mese dal voto. Troppo comodo, così. Quando da anni si è costretti a portare la propria squadra fuori dalla Basilicata». «Perché le infrastrutture sportive in questa regione – ha aggiunto – le conosciamo tutti. Ed è per questo che è eroico il lavoro di tanti dirigenti, società e associazioni che caparbiamente continuano a fare sport».
E di cui ci si ricorda soltanto quando è tempo di elezioni.
Con da una parte «tanti dirigenti che, oltre al loro tempo – ha aggiunto il presidente del Potenza calcio -, mettono a disposizione pure la loro tredicesima pur di non vedere in mezzo alla strada tanti ragazzi e ragazze» e dall’altra invece «chi ha il “portafoglio”, e mi riferisco alla Regione, si gira dall’altro lato». E lo dimostra il fatto che «quando, ad esempio, mette quattro spiccioli a servizio delle associazioni, non li eroga nemmeno. E anche qui, in prossimità di un voto regionale, quei quattro spiccioli forse arrivano. Con cerimonie di premiazione mai fatte prima e che, anche queste, magicamente spuntano dalla sera alla mattina».
Parole che, ancora oggi, continuano a far “fischiare le orecchie” nelle stanze dei “padroni del vapore”. E sulle quali, con lui – che è anche editore della Nuova del Sud e della NuovaTv – ci torniamo quando lo incontriamo nei nuovi uffici del Gruppo Macchia a Potenza.
Lo sa, da quello che ci risulta, quel PalaPergola stracolmo e le sue parole hanno infastidito più di qualcuno…
«Se ne facciano una ragione. L’ho detto e lo ripeto ancora una volta: nessuno può vietarmi di avere ed esprimere il mio pensiero politico».
Però ogni volta che parla ritornano all’attacco quanti l’accusano di voler utilizzare il Potenza calcio.
«È un ritornello che conosciamo molto bene. Così come non ci sfuggono anche i “suggeritori” interessati di quel ritornello. Loro sì, hanno usato e cercano ancora di usare il Potenza. Li ha ormai compresi bene anche la città. Ma d’altronde la storia recente è sotto gli occhi di tutti. E i tifosi sono i primi a sapere chi, da presidente, è diventato parlamentare o chi, grazie proprio alla passione genuina e disinteressata di tanti ultrà, è arrivato in altre stanze.
Io, chiamato a salvare una squadra che altrimenti non si sarebbe nemmeno iscritta al campionato, ho messo sul tavolo diversi milioni di euro. Pagando anche i debiti lasciati da chi c’era prima di me. E oggi ho in mente un progetto che durerà anni. E che farà grande Potenza e il Potenza».
Il suo sostegno, pure editoriale – e in questo caso parliamo anche di noi – al progetto politico di Basilicata casa comune, parla però da solo.
«Ed è un sostegno che rivendico con forza. Ma ci guardiamo attorno? Lo dico a quanti, come noi, ancora credono in questa regione. A quanti qui ancora investono. Vivono. “Trattenendo” anche i propri figli. E – per inciso – mi chiedo fino a quando, riusciremo a farlo.
Ma lo vediamo lo stato in cui versa questa nostra Basilicata? E se abbiamo deciso di rimanere, possiamo arrenderci a questo declino? Sì, rivendico l’appoggio ad Angelo Chiorazzo. Alla visione di una storia nuova per la Basilicata. E oggi dico anche: votiamo Marrese presidente. Stiamo al fianco di chi, come noi, ritiene che per salvare questa regione sia necessario lavorare sette giorni su sette. Ventiquattro ore al giorno. E non dal martedì al giovedì, come ha pensato di poter fare qualcuno e i suoi manager, anche quelli, chiamati da fuori regione e che, senza alcun rispetto, hanno finanche pensato che la nostra sanità potesse essere amministrata in smart working da chissà quale parte d’Italia. Con il risultato di averla distrutta».
Così però siamo all’appello al voto…
«E quale sarebbe il problema? Io dico votate Basilicata casa comune. Io sostengo Angelo Chiorazzo, lo sanno tutti. Così come sostengo Federica D’Andrea, la direttrice della nostra Fondazione Potenza Futura, che sta facendo un lavoro straordinario sotto gli occhi di tutti per aiutare i più deboli. Ed è un qualcosa che abbiamo sentito il bisogno di fare. Perché chi ha di più, ha il dovere di restituire qualcosa alla comunità in cui opera. E noi lo facciamo con grande convinzione. E lo facciamo da sempre.
Oggi più di prima perché siamo cresciuti ed è giusto così. E non voglio stare a fare l’elenco. Perché ci sono anche tante cose che si fanno in silenzio. Ma quello che facciamo, lo facciamo con il cuore e da una vita. E lo faremo fin quando io avrò vita. E non perché c’è un momento elettorale, se ne facciano una ragione i soliti che ora, anche su queste parole, troveranno come dare sfogo al proprio odio e alle proprie frustrazioni. Noi lo continueremo a fare, indipendentemente dalle competizioni elettorali. Anzi, faremo ancora di più per aiutare quanti hanno bisogno e per sostenere lo sport in questa regione».
Che per Donato Macchia vuol dire anche la “Cittadella dello sport”…
«Ho fatto l’ultimo sopralluogo e credo di essermi convinto del luogo dove andremo a realizzarla. Investiremo 25 milioni di euro e lo faremo con i nostri soldi. E quello sarà un luogo di tutti. Aperto a tutti. Per i nostri giovani».
E sarà a Potenza?
«Sì, sarà a Potenza, ma a servizio dell’intera provincia e dell’intera regione. Perché, mettiamocelo in testa tutti, in Basilicata nessuno si salva da solo. E poi Potenza è ormai la mia città. E’ la città dove lavoro ogni giorno da anni. Ed è la città dove, tra le altre cose, in via Pretoria, ho comprato un palazzo storico, sottraendolo anche a speculazioni commerciali, che a breve diventerà la mia dimora. Perché mentre tanti, troppi lasciano il centro storico, svuotandolo di vita e attività, per motivi sui quali nulla ho visto fare di concreto da una amministrazione comunale uscente che ha fallito, io ritengo che quello sia il cuore della città che deve ritornare a vivere. A riempirsi di giovani. E di un nuovo fermento anche culturale. Ma anche questo, per farlo, ha bisogno di una visione che finora è mancata».
Ecco, ora diranno che vuole candidarsi a sindaco…
«In verità me lo stanno chiedendo in tanti. Ma no, non mi candiderò a sindaco di Potenza. Questa città però merita di più. Molto di più. Potenza merita di rinascere dal declino in cui è stata portata. Potenza è stata spenta. E i responsabili, che oggi vanno riproponendosi tra Regione e Comune, sono sotto gli occhi di tutti. Ma anche su questo dirò la mia. Ancora di più. Diremo la nostra. E quanti, come noi, pensano che Potenza meriti ben altro, sanno dove trovarci. E sanno che saremo al loro fianco e che possono essere al nostro fianco e al fianco dei nostri progetti per la città. Perché, come loro, qui viviamo e lavoriamo. Ogni giorno. E qui vogliamo restare».
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