POTENZA – Una volta tagliato il numero dei parlamentari qualcuno si occuperà di distribuirli in modo equilibrato sul territorio? Passata la sbornia dell’amputazione demagogica dei parlamentari – che costerà alla Basilicata un dazio oltremodo troppo alto – è sceso un velo impietoso di silenzio anche da parte di chi ha sostenuto fino in fondo la riforma che riduce deputati e senatori. A cose fatte o come ha ironizzato l’onorevole Molinari “come la pillola del giorno dopo”, qualche giorno fa, il governatore lucano Bardi ha fatto sapere che l’effetto di quella legge non lo rende entusiasta. “Il taglio dei parlamentari per una regione come la Basilicata è un taglio alla democrazia”. Ed ancora: ”Penalizzare una regione piccola con un taglio che la rende difficilmente rappresentata in Parlamento è una cosa che non può essere accettata. Se ci sarà un referendum, io sarò il primo a sostenerlo”. Ben alzato, presidente. Come dire: non è mai troppo tardi. Della serie: nel deserto di pensiero delle forze politiche – tutte, nessuna esclusa – e delle forze sociali che pure non perdono occasione per abbaiare alla luna, un presidente di Regione si è ricordato di difendere la Basilicata. Il primo concreto “pericolo” del suo mandato. Quello affidatogli da tanti lucani speranzosi di invertire la rotta. E diciamola tutta: di perdere voce e rappresentanza politica una volta eseguito il “chirurgico” taglio alle poltrone parlamentari.
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di Celestino Benedetto