Divide la richiesta del sindaco di Matera, Bennardi, di avviare un “programma vaccinale dedicato ai servizi turistici”. Se da una parte la proposta viene accolta con favore dalla Cna locale, dall’altra la Cgil va all’attacco del primo cittadino.

Piero Colapietro, presidente della sezione turismo e commercio della Cna Matera, ringrazia infatti Bennardi “ per aver voluto accogliere le sollecitazioni pervenute dalle associazioni di categoria circa l’opportunità di avviare quanto prima un piano vaccinale per gli operatori del comparto turistico della città dei sassi”.
A questo comparto chiede però di aggiungere tutte le attività della filiera turistica, ad esempio quelle dell’artigianato artistico e della mobilità turistica ( taxi, ncc, bus turistici) “anch’essi – dice – a stretto contatto con i visitatori della nostra città”.

“È importante che sia la Asm che la Regione Basilicata – afferma – abbiano dato una positiva disponibilità all’avvio della campagna vaccinale ma è bene che tutte le associazioni di categoria vigilino sulla attivazione effettiva di questa campagna vaccinale ; non sarebbe la prima volta che dichiarazioni d’intenti positivi si infrangono poi di fronte alla burocrazia e alle norme che spesso non tengono conto del contesto nel quale devono essere applicate”. “Matera – conclude – è la porta d’ingresso del turismo lucano ed è ormai chiaro che se riparte Matera riparte anche il resto della Regione”.
Di diverso avviso, però, la segretaria della Filcams-Cgil, Marcella Conese, che parla di una proposta “singolare ed inopportuna di fronte alla drammaticità della situazione”. “Fermo restando che il piano vaccinale deve avere la capacità di mettere in sicurezza prioritariamente le categorie dei più fragili, in qualunque categoria professionale o fascia di età si trovino – afferma infatti Conese -, solo successivamente si dovrà fare una valutazione oggettiva per dare priorità a chi rischia di più, secondo criteri trasparenti e inequivocabili, che evitino di innescare una competizione tra categorie di lavoratori”. “Da questo punto di vista – evidenzia la segretaria della Filcams -, l’Inail in questi mesi ha prodotto documenti che contengono parametri oggettivi per individuare i lavoratori più esposti, con particolare riferimento al rischio specifico presente nelle attività di lavoro in prossimità con terzi e a rischio aggregazione/assembramenti”. “Vi sono lavoratori e lavoratrici – aggiunge – che non hanno mai smesso di lavorare, neanche nei primi mesi della pandemia, quando nessuno conosceva il virus, e che hanno rischiato e continuano a rischiare il contagio ogni giorno sui propri posti di lavoro”.

Il riferimento, per citare alcuni esempi, è ai lavoratori e le lavoratrici degli appalti di pulizia e mensa degli ospedali e delle Rsa (per i quali è stata avviata, ma non completata, la campagna vaccinale); ma anche a commesse e commessi dei supermercati e della grande distribuzione. E ancora le addette alla somministrazione dei pasti nelle mense scolastiche, le badanti, i farmacisti, le guardie giurate e i lavoratori e le lavoratrici della distribuzione del farmaco.