POTENZA – Cercavano solo un modo sicuro per accantonare i risparmi di una vita, magari per guadagnarci qualcosa e pur accettando un minimo rischio sempre connesso a qualsiasi operazione finanziaria. Di certo, però, non potevano immaginare di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano e con azioni pagate 40 euro ciascuna che sul mercato valevano appena dieci centesimi. E così, 103 clienti lucani delle filiali della Banca Apulia-Veneto Banca, hanno perso praticamente tutto. A quel punto non gli è rimasto altro da fare che denunciare la truffa subita. L’inchiesta che ne è scaturita è culminata ieri con la sospensione di quattro funzionari della banca e la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 39 indagati, di cui tredici in servizio come funzionari o sportellisti presso le filiali lucane del gruppo bancario in amministrazione controllata da due anni dopo l’incredibile escalation di perdite che arrivata a toccare quota 1,5 miliardi di euro. L’obiettivo della banca, secondo l’ipotesi della procura di Potenza, era proprio quello di ricapitalizzare a tutti i costi e farlo sulle spalle dei risparmiatori. Gli indagati sono accusati di concorso in truffa aggravata e continuata. Ai dirigenti e funzionari di Banca Apulia- Veneto Banca viene contestato di avere convinto con artifizi e raggiri clienti che intendevano solo mettere a sicuro con un investimento a basso rischio i risparmi di una vita, a sottoscrivere obbligazioni che poi venivano tramutate in azioni dal valore irrisorio.
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di Fabrizio Di Vito