POTENZA – Nessuno ha mai osato chiamarlo per nome. Gli aviglianesi lo chiamavano “professore”, gli altri “presidente”.
Non ti incuteva paura, ma rispetto. Non ti intimoriva, ma ti portava naturalmente al riguardo senza sottomissione, senza asservimento, senza soggezione. Con lui si poteva parlare di tutto. Con referenza, con concretezza, senza alcuna ipocrisia che proprio lui non tollerava. Era una persona superiore per età, per funzione, per autorità, per esperienza e prima di aprir bocca dovevi essere certo delle parole che uscivano. Non gli piacevano gli elogi diretti, né le maldicenze verso altri. Le critiche, però, le accettava e se erano giuste ringraziava. Mai una parola fuori posto, un pettegolezzo, un’indiscrezione. Tutto sul filo della serietà, della compostezza, della riservatezza, ma soprattutto dell’autorevolezza. Vito Vincenzo Verrastro, il professore-presidente, era il simbolo vivente del potere democristiano del secondo dopoguerra. Aveva iniziato ad esercitarlo nel 1958 da presidente della Provincia di Potenza, per continuare in qualità di presidente della Regione Basilicata dalla sua costituzione fino al 1982.
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di Donato Pace