GENOVA – Il viadotto Carpineto del raccordo autostradale Sicignano-Potenza, uno dei due ponti “gemelli” del Ponte Morandi di Genova crollato il 14 agosto del 2018 è stato al centro dell’udienza di ieri mattina davanti al tribunale del capoluogo ligure, dove è ripreso il processo a carico di 58 imputati per la tragedia costata la vita a 43 persone. Davanti ai giudici è tornato a sedersi il dirigente Anas, Paolo Mannella.


Era stato già sentito come testimone di alcune difese, ma è stato riconvocato dal collegio giudicante che gli ha chiesto una dettagliata relazione proprio sui controlli e sulle verifiche effettuate nel corso degli anni sugli altri due viadotti italiani progettati da Morandi, il Carpineto appunto e quello della Magliana, a Roma. Mannella ha parlato di controlli all’avanguardia (diventati più stringenti dopo la tragedia di Genova anche grazie alla disponibilità di fondi aggiuntivi) con l’utilizzo delle riflettometriche, delle endoscopie e l’effettuazione di prove di carico e rilascio”. I punti più importanti e delicati dei ponti Morandi sono le cosiddette “antenne”, ovvero le sommità del ponte a cui sono collegati gli stralli, e la parte inferiore. A quel punto alcuni avvocati degli imputati hanno chiesto al testimone le relazioni trimestrali relative ad entrambi i viadotti “gemelli” del Polcevera, ma Mannella non ha saputo fornire informazioni sul punto, anche perché la questione non rientrava tra quelle sottoposte dal tribunale alla sua attenzione.