TITO – Gennaio del 2005. Diciotto anni fa. La Daramic, azienda di Tito Scalo che produce separatori per batterie, comunica uno sversamento di 15 tonnellate di tricloroetilene avvenuto presumibilmente tra il 1985 e il 1987, durante la gestione Pil. Ma per la procura di Potenza che mercoledì mattina ha dato mandato alla polizia provinciale e ai carabinieri del Noe di apporre i sigilli all’intera area dello stabilimento dismesso con l’ipotesi di disastro ambientale, si tratta di un’ipotesi non riscontrata dai fatti. “Gli accertamenti succedutosi nel tempo – si legge nel decreto di sequestro probatorio emesso dai pubblici ministeri Sarah Masecchia e Chiara Guerriero – hanno dato modo di verificare che tale sversamento non è stato dimostrato anche perché, trattandosi di uno sversamento di 15 tonnellate di tricloroetilene, avrebbe avuto un impatto immediato sulla salute degli operai presenti in sito, con ricoveri in ospedale per intossicazione, se non con più gravi conseguenze, cosa che non è mai accaduta”.

L’inquinamento è attuale e perdurante, con sorgenti primarie individuate ma non ancora rimosse, come i fusti di rifiuti tossici individuati la cui presenza è emersa dagli accertamenti tomografici lungo il perimetro dello stabilimento industriale: “Si ritiene verosimile che la massa di rifiuti mai rimossa dal sito Daramic costituisca oggi la sorgente primaria di contaminazione da tricloroetilene sia in falda che nel corpo idrico superficiale. Qui, la migrazione del tricloroetilene è probabilmente dovuta al dilavamento delle superfici scoperte quale conseguenza delle precipitazioni meteoriche, o all’emersione dalla falda direttamente in quel corpo recettore come tra l’altro si desume dalle sezioni trasversali del piano di caratterizzazione presentato da Daramic nel febbraio 2005”. Dal decreto di sequestro emerge come siano diversi gli indagati, essendo il procedimento penale aperto a carico di Pierre Hausweld (ex vertice di Daramic) più altri. La procura di Potenza ha accertato valori fino a 270mila volte più alti rispetto alla soglia di concentrazione massima prevista per il tricloroetilene. Inquinamento responsabile anche della contaminazione del torrente Tora, il principale affluente del fiume Basento, su cui sono in corso altri accertamenti. Come non bastasse, nel piazzale dell’area della ex Daramic sono stoccati rifiuti molto pericolosi a cielo aperto. Condotte che per i pm configurano “il reato di gestione di una discarica abusiva che, secondo quanto affermato dalla giurisprudenza, deve essere inteso in senso ampio, comprensivo di qualsiasi contributo, sia attivo che passivo, diretto a realizzare od anche semplicemente a tollerare e mantenere il grave stato del fatto-reato strutturalmente permamente”. Parole che portano verso un’unica direzione: la procura è pronta a perseguire enti e soggetti che con la loro inerzia hanno permesso in tutti questi anni che l’inquinamento da trielina continuasse a produrre effetti potenzialmente devastanti per l’ambiente e la salute umana.