Basilicata crocevia degli affari della ‘ndrangheta. Il Materano è l’area più esposta ai nuovi fermenti

POTENZA – I risvolti investigativi fotografano l’immagine di una Regione quale crocevia degli affari della ‘ndrangheta e in modo particolare il Metapontino come un territorio considerato una vera e propria area di pertinenza di alcune ‘ndrine calabresi. E’ questo il passaggio più preoccupante del paragrafo della relazione della Direzione Investigativa Antimafia relativa al secondo semestre del 2020 dedicato alla Basilicata, dove il panorama criminale continua ad essere caratterizzato dalla presenza di sodalizi a prevalente connotazione familiare che pare vivano un equilibrio da considerarsi stabile vista la frammentarietà delle organizzazioni e l’assenza di una conformazione verticistica. Come rilevato dal procuratore generale presso la Corte d’Appello di Potenza, Armando D’Alterio, in occasione della Inaugurazione dell’Anno giudiziario 2021, in Basilicata si trova “una criminalità mafiosa autoctona oltre che indotta dalle vicine ‘ndrangheta e camorra”. Nella Regione “si manifestano, insieme ad organizzazioni criminali dedite alle più svariate tipologie di delitti (dai furti alle truffe, fino al traffico anche internazionale di sostanze stupefacenti, svolto in collegamento con importanti organizzazioni criminali pugliesi, campane e calabresi) anche strutturate organizzazioni di tipo mafioso”.
Discorso che riguarda però maggiormente il Potentino, dove insiste l’azione del clan Riviezzi di Pignola e del clan Martorano nell’area del capoluogo e degli storici sodalizi del Vulture-Melfese, Delli Gatti, Di Muro e Cassotta, dove continuano ad avanzare le cosiddette nuove leve in un contesto criminale che guarda soprattutto al racket e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Nel Materano e nel Metapontino in particolare gli intrecci tra criminalità locale e famiglie della ‘ndrangheta continuano, invece, ad essere sempre più vistosi e finalizzati al condizionamento dell’economia locale.