Fase due, si fa presto a dire “riapriamo tutto”. Ma quanti interrogativi

POTENZA – Il “pressing” sulla Basilicata – dove il contagio da giorni si avvicina allo zero – perché acceleri la fase di riapertura dopo il 18 maggio è diventato più asfissiante.

Nel Governo si fa strada la tesi che il 18 maggio, vale a dire allo scadere dell’ultimo Dpcm presentato dal Premier Giuseppe Conte, si provvederà a implementare una strategia differenziata per territori. E tra le regioni che presentano una serie di fattori epimediologici e altri elementi considerati “ottimali”, non solo di natura sanitaria, al primo posto c’è proprio la nostra.

Anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha definito un’ipotesi di questo tipo “ragionevole”, pur rivendicando l’approccio nazionale adottato dal governo: “Non dimentichiamo che aver fatto il 10 marzo scelte uniformi per tutto il territorio nazionale ha salvato il Centro-Sud. Ricordo che in quei giorni molti volevano chiudere solo il Nord”. Il ministro Boccia, nella sua pagina facebook, ha voluto però lanciare un appello alle Regioni, affinché non cominci una gara alla riapertura più prossima: “Più contagi, più restrizioni. Meno contagi, più aperture. Ma il Covid non è stato sconfitto. Faccio un appello a tutte le Regioni: lavoriamo come sempre gomito a gomito, ma non fate partire la gara a chi apre prima perché sarebbe irresponsabile. Il Paese sta ripartendo, ma in sicurezza: non è il momento di allentare la tensione e di dividersi per tre giorni prima o dopo di apertura”. A confermare invece l’ipotesi della differenziazione tra regioni c’è invece Vittorio Colao che guida la task force creata dal governo per la fase 2: “Ripartiremo a ondate, pronti a chiudere piccole aree se il male riparte, con regole diverse a seconda delle regioni e mettere alla prova il sistema”. In sostanza, dipenderà tutto dall’andamento del contagio che si registrerà nelle prossime settimane. Dal 4 maggio, cioè, si dovrà monitorare attentamente la diffusione del virus sui vari territori, sia per essere pronti a una rapida chiusura nel caso in cui la curva del contagio tornasse a salire, ma anche per valutare se sia il caso o meno di procedere con l’allentamento delle misure restrittive.

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di Arturo Giglio