Il punto di vista di Nino Grasso – Eipli-Acque del Sud, così il governo Meloni ha emulato la Regione Basilicata dopo il caso Asi Potenza

Il punto di vista di Nino Grasso
La diga della Camastra. Eipli-Acque del Sud, il governo Meloni ha emulato la Regione Basilicata dopo il caso Asi Potenza
La diga della Camastra: Eipli-Acque del Sud, il governo Meloni ha emulato la Regione Basilicata dopo il caso Asi Potenza

di Nino Grasso

Nessuno se ne è accorto. O quanto meno in molti, specie nel centrodestra lucano, hanno fatto finta di non accorgersene, trattandosi di un «modus operandi» che le attuali forze di governo hanno già posto in essere in Basilicata. A danno dei creditori e dei lavoratori, con la liquidazione dell’ex Consorzio industriale di Potenza.

La vera ragione per la quale, ad aprile dello scorso anno, il governo Meloni ha deciso di sopprimere una volta per tutte l’Ente Irrigazione di Puglia e Lucania (Eipli), facendo nascere al suo posto, dal primo gennaio dell’anno appena iniziato, “Acque del Sud Spa” – una società controllata dal Ministero dell’Economia, con buona pace dell’autonomia differenziata in questo caso ritenuta un inutile orpello regionale – va ricercata nella malcelata volontà di non onorare i debiti del passato.

Così come di solito fanno i cattivi pagatori di professione.

A carico dei quali però sarebbe immediata scattata l’accusa di «bancarotta fraudolenta», con tutte le conseguenze penali disciplinate dal codice. In questo caso, invece, gli ideatori dell’escamotage per mandare i debiti in cavalleria sono stati i vertici della Regione Basilicata, prima, e del governo nazionale, poi. Per cui i mal capitati creditori dei due enti pubblici interessati (Asi e Eipli) dovranno limitarsi a subire, loro malgrado, il peso delle intollerabili angherie della pubblica amministrazione. Le stesse che hanno investito anche i creditori privilegiati.

E ci riferiamo al mancato pagamento del trattamento di fine rapporto dovuto agli ex dipendenti del Consorzio di sviluppo industriale di Potenza, denunciato in queste ore dalla Femca-Cisl. Parliamo – come è facile intuire – di un’autentica nefandezza che, a distanza di due anni dallo scioglimento dell’Asi, grida ancora vendetta. E le cui responsabilità – come vedremo nei prossimi giorni, affrontando in modo specifico i ritardi che si stanno registrando nella liquidazione dell’ex Asi – vanno ricercate nel colpevole, abulico lassismo dell’attuale commissario liquidatore Luigi Vergari, reo di non fare nulla (ma proprio nulla) per riscuotere quanto vantato dall’ente di cui è il rappresentante giuridicamente responsabile.

A seguito di tali incassi, Vergari avrebbe potuto benissimo saldare i debiti maturati nei confronti degli ex lavoratori Asi nel frattempo trasferiti in Acquedotto Lucano o in Api-Bas.

Oltre che le parcelle vantate dai professionisti esterni e le fatture emesse da anni dalle piccole imprese che a suo tempo hanno avuto la dabbenaggine di credere nello Stato di diritto. Col risultato di trovarsi tra le mani un pugno di mosche. E non si tratta – va detto – di un retorico espediente verbale. Ma della realtà dei fatti.

Prendiamo il caso Eipli-Acque del Sud, dal quale siamo partiti. Il colpo di mano del governo Meloni – riconducibile, ripetiamo, alla nascita di un nuovo soggetto giuridico chiamato a prendere il posto di quello esistente al solo scopo di evitare di pagare i debiti del passato – è stato originato dalla chiara volontà politica di fare strame di una sentenza passata in giudicato posta a carico dell’Ente Irrigazione. Ci riferiamo alla sentenza n. 1408/2022 del Tribunale regionale delle acque presso la Corte di Appello di Napoli. Emessa peraltro in favore di una famiglia lucana, originaria di Trivigno. Quella degli eredi Canosa, proprietari ancora oggi dei suoli su cui è stata realizzata a suo tempo la diga del Camastra. E sui quali suoli (ironia della sorte) la famiglia Canosa continua a pagare le tasse. A riprova del detto: oltre al danno anche la beffa. E che beffa!

Si tratta, come è facile intuire, di una storia assurda, che si trascina da almeno quattro decenni.

E che all’indomani della sentenza emessa a Napoli due anni fa, ha fornito il destro, a chi oggi guida il Paese, per assestare un colpo durissimo tanto alla certezza del diritto. Sulla quale ogni cittadino dovrebbe poter contare, quanto alla potestà di tre Regioni del Sud (Basilicata, Puglia e Campania) espropriate, da un giorno all’altro, con un atto d’imperio, del potere di controllo sulla risorsa idrica del proprio territorio, loro assegnato da una legge del 2011.

Mettiamo in fila le date, per comprendere meglio la vicenda. Dicevamo del contenzioso avviato da Domenico Canosa, in nome e per conto della propria famiglia. Il 5 aprile 2022, al termine di una trafila giudiziaria dai tempi biblici, il Tribunale delle acque presso la Corte di Appello di Napoli ha fatto finalmente giustizia, rispetto a quello che è stato per oltre 40 anni un vero sopruso. In particolare, i magistrati campani hanno stabilito che i proprietari dei suoli espropriati, sui quali è sorta la diga della Camastra, vanno pagati.

E parliamo di un risarcimento danni di poco superiore a 3,8 milioni di euro.

In più, la Corte di Appello di Napoli ha sentenziato che è d’obbligo per Eipli ripristinare lo stato originario dei luoghi. Abbattendo non solo le paratie dell’invaso esistente, ma anche la casa di guardia che ospita la sede legale della diga, insieme ad un tratto della strada provinciale 32 e all’impianto di pompaggio di masseria Romaniello, che fornisce l’acqua alla città di Potenza e ad altri 20 comuni della provincia.
Immaginiamo la reazione dei lettori, che è stata anche la nostra: come si fa? Non è possibile!

Significherebbe chiudere i rubinetti in migliaia di abitazioni del capoluogo di regione e del suo hinterland. Una soluzione a dir poco improponibile.

Ed è vero. Solo che in uno Stato di diritto degno di questo nome chi governa il Paese avrebbe dovuto prendere atto da tempo dell’inappellabile sentenza passata in giudicato. Per giungere ad una transazione con le persone a suo tempo danneggiate in nome di un interesse superiore. Mentre viceversa, con il decreto legge 44/2023 pubblicato poco più di un anno dopo la sentenza del 5 aprile 2022, e convertito nella legge n. 74 del 21 giugno dell’anno appena trascorso, il governo Meloni ha utilizzato l’attività parlamentare a mo’ di clava, per dare vita ad una «bancarotta fraudolenta» sotto mentite spoglie. Prima trasferendo la gestione delle dighe di Eipli ad “Acque del Sud Spa” con decorrenza primo gennaio 2024.

Per poi decretare la scomparsa dell’Ente Irrigazione già a partire dal 31 dicembre 2023. Così da non pagare tanto i ristori dovuti alla famiglia Canosa, quanto gli altri 80 milioni di euro vantati da numerosissimi creditori.

Senza dire che Eipli non potrà, per mancanza di risorse economiche, ripristinare l’originario stato dei luoghi, così come disposto dalla sentenza della Corte di Appello. Con tanti saluti alla credibilità delle Istituzioni.

Dimenticavamo. A mo’ di ciliegina sulla torta, nei giorni scorsi il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, ha avviato le procedure per consentire la realizzazione di un parco fotovoltaico galleggiante sulle acque del Camastra. Un ulteriore, intollerabile abuso commesso da quanti, come il presidente Bardi e gli attuali assessori regionali, considerano le sentenze della magistratura carta straccia. E la certezza del diritto un optional trascurabile. Alla stregua di ciò che di solito accade nelle varie Repubbliche delle banane.

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