Violenza sessuale, processo d’appello bis per un medico lucano: provò a baciare sulle labbra un’infermiera

POTENZA – Aveva provato a baciare sulle labbra l’infermiera che lo assisteva durante gli interventi chirurgici, non riuscendoci per la resistenza opposta dalla donna. Quel bacio finì sulla guancia dell’infermiera ma per la Cassazione si può comunque parlare di violenza sessuale a tutti gli effetti. E così la Suprema Corte (i fatti contestati sono avvenuti in Liguria), accogliendo il ricorso avanzato dal procuratore di Genova contro lo sconto di pena fatto ad un medico di 63 anni, originario della Basilicata, ha disposto un nuovo giudizio d’appello nei confronti dell’imputato per rivalutare le pena nei suoi confronti.

Il professionista, già condannato per precedenti dello stesso tipo a due anni di carcere dalla Corte di Appello di Firenze – aveva chiuso la porta della stanza dove si trovava l’infermiera che lo aiutava negli interventi chirurgici, e aveva preso tra le mani la testa della donna cercando di baciarla sulle labbra. Solo la pronta torsione della donna aveva evitato che le mire del dottore lucano andassero a segno. In primo grado, il camice bianco, oggi 63enne, era stato condannato dal Tribunale di La Spezia, nel settembre 2019, per violenza sessuale consumata, seppur di lieve entità, a una pena di un anno e otto mesi di reclusione. Dopo, però, la Corte di Appello di Genova, con una sentenza datata 12 ottobre 2021 – aveva ridotto la condanna a soli sei mesi e 20 giorni con sospensione condizionale della pena, reputando che il fatto commesso dal medico “non avesse integrato il reato di violenza sessuale ma solamente l’ipotesi tentata di esso”. Proprio contro questo sconto, il Pg del capoluogo ligure ha presentato istanza in Cassazione facendo presente che “anche il semplice bacio dato sulla guancia della persona offesa, laddove questa non sia consenziente, integra gli estremi del delitto di violenza sessuale consumato e non solamente tentato, avendo la condotta dell’imputato interessato una zona erogena del soggetto passivo del reato ed essendo la condotta posta in essere chiaramente finalizzata a compromettere il bene della libertà sessuale”. Gli ‘ermellini’ hanno condiviso la tesi del Pg di Genova e, di conseguenza, disposto l’annullamento con rinvio della sentenza con lo sconto per una nuova valutazione del caso. Servirà ora un giudizio d’appello bis per rivalutare la condanna nei confronti del 63enne lucano.